In Argentina il risultato del ballottaggio è incontrovertibile: è Javier Milei a trionfare con oltre il 55% dei voti. Il leader è esponente dell'estrema destra ultraliberista e ha avuto la meglio su Sergio Massa, attuale ministro dell'Economia. La vittoria è stata incontrovertibile anche guardando alle aree in cui ha trionfato, praticamente ovunque eccetto tre centri in cui si è imposto Massa (le province di Buenos Aires, Formosa e Santiago del Estero).
Milei ha condotto una campagna elettorale che può essere definita quantomeno sopra le righe. Oltre a quelli che sono considerati i cavalli di battaglia dell'estrema destra, il leader aveva introdotto nei suoi comizi gesti tali da elaborare una vera e propria teatralità sul palco. Accompagnando la sua cavalcata con proposte che definire avventate sarebbe riduttivo. Dal "bruciare la Banca Centrale argentina" ad abbandonare la moneta nazionale a favore dell'adozione del dollaro.
Il neopresidente Milei ha dichiarato la giornata di ieri, nel suo primo discorso da vincitore, come quello della fine della decadenza argentina.
Le proposte al di sopra delle righe erano però tante: dalla dollarizzazione alla vendita degli organi, considerati come una risorsa economica. Nelle ultime settimane queste posizioni si erano sfumate, con l'obiettivo di andare a raccogliere maggiori voti dal centro.
Il mandato di Milei inizierà ufficialmente il 10 dicembre e la vittoria al ballottaggio è stata incontrovertibile, conferendo pieno mandato al nuovo leader. Il neopresidente trova però un'Argentina sull'orlo del baratro per quanto riguarda i dati economici. L'inflazione ha toccato la tripla cifra ormai stabilmente: nell'ottobre scorso l'indice segnava il 142,7% ma il problema prosegue da oltre un anno, con un default sempre sfiorato. Milei ha ribadito la volontà di tagliare la spesa pubblica di oltre 15 punti percentuali per diminuire il debito.