La Corte di Cassazione ha emesso un ennesimo rifiuto alla richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati di Renato Vallanzasca, noto criminale milanese condannato a quattro ergastoli e 295 anni di carcere. I giudici hanno respinto il ricorso presentato dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, che cercavano di ottenere la detenzione domiciliare per il 73enne sulla base di una relazione medica che certifica il suo "deterioramento cognitivo" irreversibile, aggravato dalla lunga detenzione.
Renato Vallanzasca, ex protagonista della malavita milanese degli anni '70 e '80, ha trascorso oltre 50 anni dietro le sbarre, suscitando sempre dibattiti sulla sua possibile scarcerazione. La Cassazione è intervenuta dopo il ricorso presentato contro la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano, che a fine maggio scorso aveva respinto la richiesta di differimento pena con detenzione domiciliare in una struttura idonea, motivando la decisione con la presenza di trattamenti conservativi e farmacologici disponibili per il trattamento del decadimento cognitivo del detenuto.
Sebbene la moglie di Vallanzasca, Antonella D'Agostino, abbia espresso il desiderio che il marito venga curato al di fuori del carcere per preservare la sua dignità, la Cassazione ha stabilito che il 73enne può essere adeguatamente curato in carcere a Bollate, respingendo la richiesta di domiciliari.
Renato Vallanzasca, che ha già trascorso più della metà della sua vita dietro le sbarre, ha chiesto la semilibertà nel 2010, ottenendola inizialmente, ma vedendosela revocare nel 2014 a causa di un furto di indumenti. Il nuovo ricorso presentato nel 2021 è stato respinto dalla Corte di Appello di Milano nel 2022 e ora, con la recente decisione della Cassazione, Vallanzasca dovrà continuare a scontare la sua lunga pena in carcere.
La decisione della Cassazione ha suscitato reazioni contrastanti, con alcune associazioni di vittime di criminalità che esprimono preoccupazione per una possibile scarcerazione. Vallanzasca, pur sostenendo di aver cambiato vita, ha dichiarato che rispetterà la decisione della Cassazione, mentre il suo passato criminale continua a essere centrale nelle valutazioni giuridiche sul suo futuro.