Brutte, anzi pessime notizie per l'Italia dalla Cop28, la conferenza sul clima che si tiene a Dubai, e che boccia il nostro paese per quanto riguarda le perfomance climatiche. L'Italia perde, infatti, molte posizioni nella classifica delle perfomance climatiche, e sotto accusa finiscono le politiche del governo, ritenute non all'altezza dell'emergenza climatica globale.
Una bocciatura in piena regola e senza appello.
L'esito della Cop28 - la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - in corso a Dubai è imbarazzante e, al tempo stesso, preoccupante per il nostro Paese. L'Italia perde, infatti, ben 15 posizioni nella classifica sulle perfomance climatiche dei principali Paesi del pianeta, passando dal 29mo al 44mo posto.
Il rapporto annuale, stilato da Germanwatch, Can e NewClimate Institute, con la collaborazione di Legambiente, punta il dito contro la politica del governo nazionale in materia climatica, considerata "fortemente inadeguata a fronteggiare l'emergenza". In conseguenza di ciò, si denuncia anche un rallentamento nella riduzione di emissioni 'climalteranti', cioè quei gas che contribuiscono all'effetto serra, tra cui, oltra alla CO2, anche metano (CH4) e protossido di azoto (N2O).
Un risultato simile dovrebbe spingere il governo italiano a riconsiderare le proprie posizioni su un'emergenza troppo spesso sottovalutata. Tuttavia, l'intervento alla conferenza di Dubai tenuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, caratterizzato più da giochi di parole - "transizione ecologica e non ideologica" - che da misure concrete, non lascia ben sperare in tal senso.
Se l'Italia piange, il resto del pianeta di certo non ride, in tutti i sensi. Il rapporto, che analizza la performance climatica di 63 Paesi, mostra come la situazione globale sia drammatica.
Ever wondered how your country's #ClimateAction compares internationally?
— Germanwatch (@Germanwatch) December 8, 2023
Here's the final ranking of this year's Climate Change Performance Index #CCPI2024, comparing the measures of 63 countries + EU.
Visit https://t.co/qVS2b8004L for all the results and detailed analysis. pic.twitter.com/6jaNzg6Mkl
Cina e Stati Uniti, infatti, risultano rispettivamente al 51mo e al 57mo posto della classifica. Risultato a dir poco inquietante, considerando che si tratta dei primi due Paesi nella classifica delle emissioni globali.
In coda si trovano, poi, le nazioni esportatrici di petrolio, Emirati Arabi Uniti (65mo), Iran (66mo) e Arabia Saudita (67mo). La posizione di questi ultimi è stata ben espressa dal presidente degli Emirati Arabi, che ospitano la Cop28, Sultan al-Jaber per il quale la scienza non avrebbe mai dimostrato la correlazione tra l'eliminazione dell'uso del petrolio e il clima.
Affermazioni che si commentano da sole, al pari del dato significativo che vede nessun Paese occupare i primi tre posti della classifica, poiché nessuno ha messo in atto le misure necessarie per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia di 1,5 gradi.
Ecco, quindi, la Danimarca occupare la quarta posizione, seguita da Estonia e Filippine, grazie al suo impegno sullo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.