Niente Raisi al Global Refugee Forum 2023: il presidente dell'Iran salterà l'appuntamento organizzato dall'Onu a Ginevra per dal 13 al 15 dicembre 2023, per le accuse di crimini contro l'umanità.
Il presidente dell'Iran Ebrahim Raisi non parteciperà al Global Refugee Forum del 2023 che si terrà a Ginevra dal 13 al 15 dicembre. Si tratta dell'evento indetto dall’ONU per trattare la questione dei rifugiati nel mondo. L'obiettivo dell'incontro internazionale è quello di discutere delle condizioni di vita dei rifugiati, puntando ad un generale miglioramento e al sostegno dei Paesi terzi ospitanti.
La presenza di Raisi aveva suscitato profonda disapprovazione da parte della resistenza iraniana, di molti attivisti e associazioni che si occupano di diritti umani. Il dissenso è stato così forte da spingere i contrari a firmare un appello da presentare direttamente alle Nazioni Unite, secondo il quale il presidente iraniano sarebbe responsabile di essersi macchiato di crimini contro l’umanità nel 1988, causando la morte di migliaia di prigionieri politici.
Raisi avrebbe dovuto tenere un discorso di apertura nella prima giornata dedicata al Forum dei rifugiati 2023 a Ginevra, il 13 dicembre, ma salterà l'appuntamento e al suo posto parteciperà la delegazione di Teheran, guidata dal ministro degli esteri Hossein Amir-Abdollahian. La notizia è arrivata nel pomeriggio di martedì 12 dicembre, proprio alla vigilia dell'evento.
Oppositori del regime iraniano autoritario, insieme ad attivisti e associazioni impegnate nella lotta per i diritti umani hanno chiesto al Ministero pubblico della Confederazione (MPC) di arrestare il capo di Stato dell'Iran e perseguirlo per i suoi crimini. Un appello sostenuto da circa 330 persone, fra cui il consigliere nazionale svizzero Philippe Nantermod (PLR/VS).
Raisi è accusato di aver compiuto un genocidio, partecipando alle torture e alle esecuzioni extragiudiziali di decine di migliaia di oppositori nel 1988. Secondo un rapporto di Amnesti Interational uscito il 6 dicembre, Raisi avrebbe ordinato l’uccisione di oltre mille manifestanti nel novembre del 2019 mentre era a capo della magistratura e di aver fatto arrestare più di 30 mila cittadini nel 2022 nella rivolte che hanno infuocato l'Iran dopo l'uccisione della giovane Masha Amini per mano della Polizia della morale.