Cos’è Life2vec? Nella corsa allo sviluppo di nuove intelligenze artificiali arriva un algoritmo in grado di elaborare la data della futura morte di una persona.
Il progetto è stato sviluppato in Danimarca e mira a valutare ogni parametro biologico e sociale della vita di un individuo.
Il software riesce così a prevedere un decesso con un’accuratezza disarmante. L’invenzione porta con sé però anche un risvolto inquietante fino a poter influenzare in qualche modo i comportamenti sociali e la vita lavorativa.
Life2vec è un sofisticato algoritmo di intelligenza artificiale inventato e sviluppato dalla Technical University della Danimarca. Il progetto ha richiesto ben 8 anni di addestramento e i suoi sorprendenti risultati sono stati ora pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Computational Science.
Il sistema informatico ha una struttura di codice simile a quella utilizzata da OpenAI per il suo celebre ChatGPT. Life2vec funziona quindi mediante una complessa rete neurale di deep learning che sfrutta un modello linguistico di grandi dimensioni anche noto con l’acronimo LLM.
Il team di ricerca ha avuto l’autorizzazione da parte delle autorità nazionali per acquisire gli elementi necessari per tutte le fasi di sviluppo.
Life2vec ha infatti elaborato tutti le informazioni contenute nel gigantesco database nella sua attività di apprendimento iniziata nel 2008 e conclusasi nel 2016.
In questo modo il software ha potuto analizzare i dati relativi alla sfera personale e al contesto socioculturale di sei milioni di cittadini danesi. Più precisamente ha catalogato ogni individuo in base ad alcuni parametri essenziali per valutare la speranza di vita: livello di istruzione, salute e reddito.
Attraverso questi criteri Life2vec è riuscita a dare ipotesi su eventi futuri del singolo soggetto compresa la speranza di vita e il possibile anno di decesso.
Negli anni successivi e fino al 2020, il team di ricerca ha poi confrontato le previsioni con quanto accaduto nella realtà. I risultati sono apparsi da subito sorprendenti. Nel 78% dei casi Life2vec ha azzeccato gli eventi futuri.
La maggior parte dei decessi avvenuti nella realtà ma non previsti dall’intelligenza artificiale riguardavano eventi improvvisi come incidenti stradali o infarti senza alcuna avvisaglia clinica pregressa.
In definitiva Life2vec, grazie alla pura elaborazione dei dati personali, è riuscita a prevedere con esattezza la speranza di vita di 8 individui su 10. L’algoritmo ha poi evidenziato come i soggetti di genere maschile rischiassero maggiormente di perdere la vita in età non avanzata.
Anche il basso reddito è un fattore di rischio. I soggetti con minor disponibilità economica hanno, come confermato dalla realtà, vissuto una vita più breve della media per una peggiore qualità della vita e una minore possibilità di accesso all’assistenza sanitaria.
L’algoritmo è riuscito anche a prevedere la mortalità precoce di tanti soggetti affetti da disturbi psichiatrici.
Il comportamento di Life2vec ha superato le aspettative anche degli stessi ricercatori, dimostrando una bontà dei risultati maggiore dell’11% rispetto a sistemi analoghi.
Il team universitario si è quindi detto convinto che questo modello di intelligenza artificiale possa offrire nuove soluzioni nel campo della salute pubblica e della prevenzione sociale.
Sarà inoltre utile ad elaborare i nuovi meccanismi che regolano la società e la crescita demografica al fine di garantire migliori servizi.
Tuttavia non mancano le polemiche legate al conoscere il momento della possibile morte. Se da un lato il modello potrebbe prevedere non solo il tasso di mortalità di alcune patologie, dall’altro si aprono interrogativi etici.
L’utilizzo di questo algoritmo potrebbe avere ripercussioni negative. Esperti del settore psicologico ammoniscono che l’elaborazione di tali dati personali e sanitari potrebbe sfociare in discriminazione oltre che minare l’intera sicurezza sociale e lavorativa del soggetto.