Donald Trump passa all'attacco e arriva a minacciare, neanche troppo velatamente, la Corte Suprema sulla decisione se escluderlo o meno dalle primarie del Partito Repubblicano. L'ex presidente dice senza mezzi termini che scoppierà il caos se dovesse essere escluso dalla corsa elettorale.
Per dirla con un gergo calcistico, a Donald Trump decisamente non piace giocare in difesa. Soprattutto se si ritiene convinto di non doversi difendere da nulla.
Ecco, quindi, che il tycoon, per difendersi dalla dichiarazione di ineleggibilità emessa dalla Corte Suprema dello stato del Colorado, decide di contrattaccare.
E lo fa, naturalmente, con la dialettica ben poco diplomatica che gli è propria.
Attraverso i suoi legali, l'ex presidente degli Stati Uniti si è rivolto, infatti, alla Corte Suprema federale che dovrà prendere una decisione definitiva sul caso, con toni più simili a una minaccia che a un tentativo di conciliazione.
"La Corte dovrebbe mettere fine a questi tentativi di penalizzare i ballottaggi che minacciano di togliere i diritti a milioni di americani e promettono di provocare il caos".
Il caos, dunque, è "una promessa" per Trump, e non una semplice possibilità, per quanto drammatica.
Parole che si inseriscono perfettamente nella strategia comunicativa dell'imprenditore, tutta orientata alla narrazione di un "complotto" ai suoi danni per favorire la rielezione del presidente uscente Joe Biden.
Trump si fa forte, infatti, sia delle vittorie conseguite nelle primarie repubblicane - come l'ultima, schiacciante, ottenuta in Iowa - sia dei sondaggi, che lo vedono vittorioso anche in un ipotetico confronto con lo stesso Biden.
Resta da vedere se questa strategia comunicativa 'urlata' e costantemente all'attacco reggerà sulla lunga distanza. Da qui a novembre - quando si disputeranno le presidenziali - deve ancora passare molto tempo.