Continua il 'terremoto' in Stellantis, con la Fiom che prende la parola e accusa il governo e il ministro Urso di non avere una strategia industriale da proporre, in risposta alle accuse di Carlos Tavares, manager della principale casa automobilistica italiana.
Restano agitate le acque sul fronte Stellantis, dopo le parole del manager Tavares che, senza mezzi termini, ha dichiarato che gli stabilimenti italiani del gruppo automotive "sono a rischio".
Tavares indicava nell'assenza di sussidi e incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici la causa della crisi del settore che costringerebbe il gruppo a delocalizzare la produzione, con conseguenti ricadute pesantissime sui lavoratori italiani.
Alle parole di Tavares ha già replicato il ministro Adolfo Urso, che ha fissato una serie di obiettivi, tra cui quello dell'aumento della produzione industriale con la soglia di 1 milione di auto prodotte in Italia. Tuttavia, secondo Giorgia Calamita, segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, le parole e i piani prospettati dal ministro non sono sufficienti.
In particolare, Calamita denuncia l'assenza di un'iniziativa concreta a tutela dei lavoratori.
La segretaria della Fiom Basilicata contesta la politica degli incentivi e dei bonus che, a suo dire, avrebbe dovuto essere attuata solo dopo un piano per il rilancio produttivo che avrebbe garantito i posti di lavoro.
Piano industriale che, invece, non è stato presentato, decretando un ritardo nelle politiche produttive del settore automotive, sul piano di una strategia per la transizione energetica e tecnologica.
Calamita, infine, si dice preoccupata dalla situazione dello stabilimento di Melfi, colpito da un ridimensionamento produttivo che ricade sui lavoratori, tra il peggioramento delle condizioni di lavoro e perdite salariali.
Anche su questo, la sindacalista invoca un intervento dell'esecutivo sulle politiche dell'azienda.