Le ultime elezioni politiche in Pakistan si sono concluse con un risultato atteso ma che mette in imbarazzo le forze armate. Dopo diversi attentati compiuti vicino ad alcuni seggi elettorali, l'affluenza è stata comunque alta e ha premiato il partito dell'ex premier Imran Khan, il PTI.
Khan, ora in carcere, non può però sperare che i voti ottenuti possano servire: l'esercito pakistano è pronto ad evitare che il PTI formi un nuovo governo.
Accusato di aver divulgato segreti di stato, l'ex premier Imran Khan è attualmente agli arresti e aveva comunque chiesto ai suoi sostenitori di votare il partito di cui è a capo, il PTI. Di ispirazione populista, Khan probabilmente paga il fatto di aver cercato di mettere da parte l'esercito pakistano, sempre pronto alle ingerenze negli affari politici locali.
Gli ultimi conteggi parlano di 99 seggi per il PTI, 71 per la Lega musulmana pakistana (PML-N) di Nawaz Sharif e 53 per il Partito popolare pakistano (PPP) di Bilawal Bhutto Zardari. I partiti più piccoli hanno ottenuto 27 seggi in totale e potrebbero aiutare il PTI, a cui era stato vietato di inserire il proprio simbolo sulle schede elettorali: i candidati si sono iscritti alle elezioni come indipendenti.
Il PML-N ed il PPP avevano già collaborato nel 2022, quando Khan venne allontanato dalla carica di primo ministro: sul tavolo delle trattative elettorali si parla anche di una possibile alleanza. Le elezioni sono state comunque segnate dalla violenza generalizzata: fra questo venerdì e sabato sono stati segnalati circa 85 episodi di violenza, con 24 feriti e 16 morti.
I sostenitori del PTI ritengono che queste elezioni siano state segnate da diffusi brogli e ritardi sospetti nel conteggio dei voti. L'esercito non sembra comunque intenzionato a permettere che a Khan o ai suoi sostenitori sia data la possibilità di allearsi per formare un governo che ne segua le idee.