12 Feb, 2024 - 12:17

Inno di Mameli, qual è il significato del Canto degli Italiani? Spiegazione del testo

Inno di Mameli, qual è il significato del Canto degli Italiani? Spiegazione del testo

Dal 12 ottobre 1946, l'inno nazionale dell'Italia è il Canto degli Italiani, composto nell'autunno del 1847 da Goffredo Mameli, uno studente e patriota genovese, e musicato a Torino da Michele Novaro, un altro genovese.

Nonostante sia stato oggetto di critiche, relegato in secondo piano e talvolta respinto anche dal punto di vista musicale, l'Inno di Mameli è riuscito a ottenere il riconoscimento ufficiale come il canto che incarna la storia e lo spirito di unità dell'Italia.

La sua affermazione è stata un percorso legislativo in salita, ma ha ricevuto sempre un'accoglienza calorosa e positiva da parte del pubblico e di rinomati maestri come Verdi.

Il successo del Canto degli Italiani può essere attribuito, senza dubbio, al suo ritmo allegro e coinvolgente, ma è soprattutto il potere delle parole a fare la differenza.

Inno di Mameli, qual è il significato?

Nato in un periodo di fervore patriottico che anticipava la guerra contro l'Austria, l'inno nazionale italiano, il Canto degli Italiani, contiene numerosi riferimenti storici del passato, che richiedono un'analisi attenta e circostanziata per comprenderne appieno il significato. Di seguito, forniamo spiegazioni per ogni strofa:

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Fratelli d’ItaliaL’Italia s’è desta,Dell’elmo di ScipioS’è cinta la testa.

Mameli fa riferimento a Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano, il generale romano che vinse contro Cartagine ad Zama nel 202 a.C. Questo richiamo simbolico all'eroismo romano ispira l'Italia a prepararsi alla guerra contro l'Austria.

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Dov’è la Vittoria?Le porga la chioma,Ché schiava di RomaIddio la creò.

Questo verso allude al taglio dei capelli delle schiave romane per distinguersi dalle donne libere. La dea Vittoria è rappresentata con lunghi capelli, simbolo di libertà. La strofa esprime la certezza che, in caso di insurrezione contro gli austriaci, la Vittoria sarà a favore degli italiani.

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Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò.

La coorte era un’unità da combattimento dell’esercito romano, composta da 600 uomini. "Stringiamci a coorte": invoca l'unità e l'impegno, richiedendo alle persone di presentarsi alle armi come una coorte romana compatta, pronta a sacrificarsi per liberare l'Italia dall'oppressore straniero.

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Noi siamo da secoliCalpesti, derisi,Perché non siam popolo,Perché siam divisi.Raccolgaci un’unicaBandiera, una speme:Di fonderci insiemeGià l’ora suonò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò.

Si tratta di un appello al desiderio di unirsi sotto una sola bandiera, nutrendo la speranza di unità e ideali condivisi per un'Italia ancora frammentata nel 1848, divisa tra sette Stati (Regno delle due Sicilie, Stato Pontificio, Regno di Sardegna, Granducato di Toscana, Regno Lombardo-Veneto, Ducato di Parma, Ducato di Modena).

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Uniamoci, amiamoci,l’Unione, e l’amoreRivelano ai PopoliLe vie del Signore;Giuriamo far liberoIl suolo natìo:Uniti per DioChi vincer ci può?Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò.

Goffredo Mameli, un convinto mazziniano, interpreta in questa strofa il progetto politico di Giuseppe Mazzini, fondatore della "Giovine Italia": quello di realizzare una repubblica attraverso l'unione di tutti gli Stati italiani. L'espressione "Per Dio" è un francesismo, indicante "attraverso Dio" o "da Dio", intendendo Dio come sostenitore dei popoli oppressi.

virgolette
Dall’Alpi a SiciliaDovunque è Legnano,

La menzione della battaglia di Legnano, avvenuta nel 1176, rievoca la vittoria della Lega Lombarda comandata da Alberto da Giussano su Federico I di Svevia, noto come il Barbarossa. Questo evento costrinse l'imperatore a rinunciare alle pretese di supremazia, conducendo alla tregua del 1183 e alla successiva pace di Costanza, in cui furono riconosciute le autonomie cittadine.

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Ogn’uom di FerruccioHa il core, ha la mano,

Si fa riferimento all'eroica difesa della Repubblica di Firenze durante l'assedio imperiale di Carlo V d'Asburgo tra il 1529 e il 1530. Il capitano Francesco Ferrucci, ferito a morte, pronunciò parole di sfida contro Fabrizio Maramaldo, un capitano di ventura al soldo dell'esercito imperiale. La resa dei fiorentini il 12 agosto 1530 li sottomise nuovamente ai Medici.

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I bimbi d’ItaliaSi chiaman Balilla,

Il richiamo a tutte le genti d'Italia celebra il coraggio di Balilla, simbolo della rivolta popolare di Genova contro la coalizione austro-piemontese. Balilla, forse identificato come Giambattista Perasso, lanciò una pietra contro un ufficiale il 5 dicembre 1746, dando inizio alla rivolta che portò alla liberazione della città.

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Il suon d’ogni squillaI Vespri suonò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò.

"Il suon d'ogni squilla" si riferisce ai Vespri Siciliani del 31 marzo 1282, quando le campane suonarono a Palermo per sollecitare l'insurrezione contro i francesi.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

L'Austria degli Asburgo, in declino e simboleggiata dall'aquila bicipite, è chiamata per l'ultima volta a raccolta da Mameli. Il parallelismo con la Polonia, invasa tra il 1772 e il 1795 dall'Impero austro-ungarico e dalla Russia, suggerisce che il sangue di due popoli oppressi, l'italiano e il polacco, possa trasformarsi in veleno attraverso la sollevazione contro l'oppressore straniero.

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