La vedova di Alexei Navalny ne è convinta: suo marito è stato assassinato lo scorso 16 febbraio da Putin con il Novichok. Ma cos'è e quali sono i sintomi che provoca? L'oppositore russo era stato già avvelenato con questo agente nervino nel 2020, riuscendo però a sopravvivere.
Il novichok è un composto chimico creato in Unione Sovietica tra gli anni Settanta e Ottanta in un programma definito "Foliant", e disponibile in forma liquida, in polvere e aerosol.
Fa parte della famiglia degli agenti nervini, realizzati per non essere tracciati; molto utilizzati durante le guerre, sono conosciuti anche come 'gas' perché venivano nebulizzati.
Può agire in pochissimo tempo ed è inodore. Quando è stato utilizzato per avvelenare Navalny nel 2020 era contenuto in una tazza di tè. Secondo la moglie Yulia, è stato usato anche questa volta, come ha denunciato in un video.
Sempre con il novichok sono stati avvelenati l'ex spia russa Sergei Skripal e la figlia Yulia nel 2018.
La parola 'novichok' significa 'nuovo arrivato' e appartiene agli organofosfati inibitori dell’acetilcolinesterasi. Interferisce con l'attività dei neurotrasmettitori, in particolare del neurotrasmettitore acetilcolina.
Di conseguenza porta all'aumento della concentrazione di questo enzima nei recettori neuromuscolari: una condizione che provoca la contrazione involontaria di tutti i muscoli, quindi l'arresto respiratorio e cardiaco.
I sintomi provocati dal novachok possono essere diversi: dalle difficoltà respiratorie all'eccessiva salivazione; contrazione delle pupille, lacrimazione, nausea e vomito. Possono anche manifestarsi oppressione toracica, spasmi, convulsioni, perdita di feci e urina: dopodiché sopraggiungono coma e morte.
Gli agenti nervini possono essere trattati con gli antidoti atropina e ossima, ma questo non esclude che possano lasciare dei danni permanenti nell'organismo.
Stando a quanto riportato da Novaya Gazeta Europe, citando una fonte, il corpo di Navalny presentava dei lividi, forse dovuti a convulsioni: uno dei sintomi del veleno.