Lyudmila Navalnaya, la madre di Aleksei Navalny, ha intentato una causa contro il Comitato investigativo della Federazione Russa per "la mancata azione" sul rilascio della salma dell'oppositore russo, morto in carcere lo scorso 16 febbraio. Lo ha riferito la Tass, citando il servizio stampa del tribunale.
Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione anti-corruzione fondata da Navalny (Fbk), ha comunicato ieri la decisione della madre di Alexei Navalny. Il comitato investigativo, infatti, si rifiuta di consegnare il corpo, spiegando che sta conducendo un'indagine in relazione alla sua morte.
È stata ricevuta una denuncia per azioni e decisioni illegali. L’udienza è prevista per il 4 marzo e sarà a porte chiuse
hanno dichiarato dal tribunale.
Ieri, martedì 20 febbraio, la madre di Navalny ha pubblicato un videomessaggio diretto al presidente russo Vladimir Putin. Con alle spalle l'entrata dell'IK-3, la colonia penale nell'Artico dove l'oppositore è morto la scorsa settimana, Lyudmila ha chiesto che le sia consegnato il corpo:
ha dichiarato la donna.
I collaboratori del politico, così come la vedova Yulia, credono che sia stato ucciso. In un video condiviso sui social, la moglie di Navalny afferma che il corpo non è stato ancora rilasciato perché le autorità
Accuse che il Cremlino ha respinto, bollandole come "rozze e infondate".
Il progetto per i diritti umani OVD-Info ha esortato i cittadini russi a scrivere al comitato investigativo, chiedendo che la salma venga restituita alla sua famiglia.
Dalla mattina di oggi, 21 febbraio, oltre 73mila persone hanno deciso di aderire all'iniziativa.