Le Elezioni regionali in Sardegna sono il primo importante appuntamento elettorale del 2024, ma già rappresentano un test decisivo per il Governo e un banco di prova fondamentale per il Centrosinistra. Gli esiti del voto sardo, infatti, qualunque sia il risultato, sposteranno inevitabilmente gli equilibri nelle coalizioni, da stabile sarà solo la portata di tale cambiamento.
In casa centrodestra si tratta del primo vero test elettorale dall'inizio della legislatura e una sconfitta potrebbe aprire scenari inediti in una maggioranza che, proprio in Sardegna, ha mostrato le prime crepe. La Sardegna, infatti, arriva al giorno delle elezioni dopo settimane di scontri e polemiche soprattutto nel centrodestra, che è stato impegnato in un lungo braccio di ferro tra Lega e Fratelli d'Italia per la designazione del candidato alla poltrona di presidente della Regione.
Alla fine l'ha spuntata il partito di Meloni con la candidatura di Paolo Truzzu, che se dovesse vincere, rafforzerebbe ulteriormente la leadership di Giorgia Meloni e del suo partito nella coalizione. In entrambi i casi, l'esito del voto sardo avrà delle ripercussioni sulle scelte dei prossimi appuntamenti elettorali, dal momento che in bilico ci sono ancora le candidature dei presidenti di regioni come Basilica e Piemonte.
Lo stesso discorso vale per il Centrosinistra che in Sardegna ha trovato l'accordo su una candidata unitaria, la deputata pentastellata Alessandra Todde, mettendo da parte le animosità che da sempre contraddistinguono il rapporto tra Partito Democratico e M5S.
Se il campo largo dovesse vincere, i due maggiori alleati non avrebbero più scuse per litigare e proprio dalla Sardegna potrebbe partire la riconquista del Paese. Se dovesse perdere, però, la già fragile intesa rischierebbe di implodere, e allora si dovrebbe fare uno sforzo di sintesi per analizzare la sconfitta e calibrare il tiro per i successivi appuntamenti elettorali.
Il centrosinistra, ma anche il centrodestra, hanno trovato una sintesi su candidati unici anche in Abruzzo prossima regione al voto, il 10 marzo, ma tanto in casa Pd e Cinquestelle, che nella Maggioranza restano da sciogliere i nodi Basilicata e Piemonte.