Sassuolo e Napoli domani si troveranno una di fronte all'altra. Due squadre che per Giancarlo Corradini rappresentano l'inizio e la fine della sua carriera. Cresciuto nelle giovanili dei neroverdi, nato come terzino, si è imposto nel calcio che conta trasformandosi in difensore centrale. Dopo aver esordito proprio con il Sassuolo, all'età di 16 anni, Giancarlo si trasferisce prima al Genoa e poi alla Reggina. Cresce, matura e migliora anno dopo anno, fino ad arrivare a vestire la maglia del Torino, con cui nel 1995, arriva al secondo posto in campionato dietro il Verona di Osvaldo Bagnoli. Poi, nel 1988, approda nel Napoli di Maradona per l'esperienza più importante della sua carriera. Vince uno scudetto, una Supercoppa e una Coppa UEFA e sotto al Vesuvio chiude col calcio giocato. Per commentare Sassuolo-Napoli, Corradini, che di questa sfida è doppio ex, è intervenuto a Tag24.
Dopo settimane turbolenti, sia da una parte che dall'altra, Sassuolo e Napoli si stanno preparando per tornare in campo per il recupero della 21° gironata di campionato. In quell'occasione, la squadra in quel momento allenata da Mazzarri, era volata a Riad per l'impegno in Supercoppa e sulla panchina dei neroverdi c'era ancora Dionisi. A distanza di circa un mese e mezzo però, le cose sono cambiate da ambo i lati. Gli azzurri, ora affidati a Calzona, hanno bisogno di punti per rilanciarsi concretamente in zona Champions; dall'altra parte però, i neroverdi di Bigica, promosso dalla Primavera, non possono più sbagliare vista la drammatica situazione in classifica. Per commentare Sassuolo-Napoli, Corradini, che nel corso della sua carriera ha vestito entrambe le maglie, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Momento complicato sia per il Napoli che per il Sassuolo, due club che hanno dovuto cambiare allenatore ultimamente. Quanto può influire questo aspetto sul match di domani?
"Influisce sicuramente molto, ma penso possa creare molti più problemi al Sassuolo che al Napoli. Gli azzurri, anche in un momento di difficoltà, possono affidarsi a una rosa ottima. Tecnicamente è una partita che la squadra di Calzona deve fare in modo di vincere per restare aggrappati alla corsa Champions. I neroverdi stanno vivendo un periodo complicato, di grande insicurezza. Credo che il cambio dell'allenatore andasse fatto obbligatoriamente, ma credo anche che difficilmente vedremo grosse differenze in tempi brevi. Alla fine il bagaglio tecnico che ogni squadra ha in campo può fare la differenza, e il Napoli da questo punto di vista è senza alcun dubbio superiore".
Un cambio tecnico quasi obbligato, ma di Dionisi si è sempre parlato un gran bene. La sorprende questa stagione del Sassuolo?
"Mi sorprende solo in parte, perché il Sassuolo ha attuato una strategia discutibile già da qualche anno. Quando questa squadra ha tra le mani un talento importante, qualche calciatore che esplode, è disposta a privarsene con superficialità e questo a lungo termine lo paghi. Non ci possiamo dimenticare che questa squadra, a un certo punto, aveva quasi l'attacco della Nazionale italiana e praticamente tutti questi calciatori sono stati venduti e hanno cambiato maglia. Alla lunga, secondo me, i problemi erano stati messi in conto".
In casa Napoli invece non si vede ancora la mano di Calzona, ma secondo lei questa squadra può tornare in corsa Champions?
"I punti da recuperare cominciano ad essere parecchi, ma se il Napoli dovesse riuscire a ritrovare l'entusiasmo e l'umiltà della passata stagione, potrebbe riportarsi in posizioni di classifica molto più interessanti. Non ci dimentichiamo, tra l'altro, che questo gruppo è in piena lotta per poter passare il turno in Champions League. Ha ancora obiettivi importanti da raggiungere e le possibilità ci sono assolutamente".
Rispetto alla partita con il Barcellona, quindi c'è ottimismo?
"Certamente, anche perché il Barcellona lo abbiamo visto giocare a Napoli e, a parte la prima mezz'ora di gioco importante, poi ha avuto un calo determinante e non ha più dominato. È vero che il Napoli giocava al Maradona, ma sotto il punto di vista psicologico non era semplice. Alla fine il pareggio è stato più che meritato".
Posizione di classifica davvero molto delicata quella del Sassuolo, che non è certo un club abituato a lottare per non retrocedere. Come si è arrivati a questo punto?
"Come dicevo prima, penso che le strategie di mercato abbiano influito molto. Il Sassuolo, in questi anni, si è privato di calciatori come Scamacca, Raspadori, Frattesi... La lista è lunga. È mancato il ricambio e questi sono i risultati. In questo momento, tra l'altro, sta mancando molto anche uno come Berardi, ma una squadra non può fare affidamento solo su un singolo, per quanto possa essere forte. Alla lunga i risultati continuavano a non arrivare e il cambio dell'allenatore è stato praticamente obbligatorio. Pensate che il Sassuolo ha battuto l'Inter, la Juventus e la Fiorentina ovvero tre squadre di grande livello. Se togliamo ai neroverdi questi nove punti, resta davvero poco di ciò che ha fatto in questo campionato".
Sassuolo e Napoli, praticamente l'inizio e la fine della sua carriera. Cosa rappresentano per lei?
"Sono molto affezionato ad entrambe queste realtà, per quello che hanno rappresentato nella mia carriera, ma in questo momento mi sento più vicino ai neroverdi. Mi dispiace davvero che una squadra abituata alle zone centrali della classifica, possa trovarsi così tanto in difficoltà. Il Napoli viene da un anno di grande successo con la vittoria dello scudetto. Se devo mettere le due squadre sul piatto della bilancia, ora tendo più verso il Sassuolo. Ci terrei che potesse continuare questa tradizione che è cominciata ormai nel lontano 2013 con l'approdo in Serie A. Undici anni nella massima serie per una realtà come il Sassuolo sono davvero importanti".