Correva l'anno 1984 e Beniamino Vignola stava vivendo la stagione più importante della sua carriera, con indosso la maglia della Juventus. Un centrocampista prezioso, che associava grande qualità a quella giusta dose di fantasia. Un mix esplosivo che lo aveva reso il vice perfetto di Michel Platini e che lo portò ad essere decisivo nella conquista dello scudetto e della Coppa delle Coppe. Un gol e un assist per il 2-1 di Boniek, in occasione della finale di Basilea contro il Porto. Per commentare il momento attuale della Juventus di Massimiliano Allegri, Vignola è intervenuto in esclusiva a Tag24.
La vittoria arrivata in extremis contro il Frosinone deve essere il semaforo verde che consente alla Juventus di ripartire. Lo stop è stato lungo, più di quanto i tifosi bianconeri avevano previsto, ma ora la macchina ha ricominciarto a camminare e non deve più fermarsi. L'Inter è in fuga e i 12 punti di vantaggio, a 12 gare dal termine, sono tanti. Difendere il secondo posto deve essere l'obiettivo della squadra di Allegri da qui alla fine del campionato. La Vecchia Signora continua a non brillare per il gioco, ma dopo l'ultima giornata ha ritrovato Vlahovic e questo non può essere un dettaglio. Domenica sera i bianconeri affronteranno il nuovo Napoli di Calzona: un big match che, praticamente, sa già di prova del nove per entrambi. Per commentare il momento della Juventus di Allegri, Vignola, che ha vestito questa maglia per 4 stagioni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Gara sofferta contro il Frosinone, ma alla fine i bianconeri ritrovano i tre punti. Quanto è importante questa vittoria per la Juventus?
"Le vittorie aiutano sempre a fare qualcosa di buono, nel presente e in prospettiva. È evidente che la Juventus stia affrontando un momento di grande difficoltà. L'ho vista quando ha giocato a Verona e ho seguito anche la gara con il Frosinone, non è una squadra in forma. Dopo la sconfitta arrivata con l'Inter c'è stato un cambio di mentalità. Probabilmente i bianconeri erano agganciati alla vetta della classifica e pensavano che avrebbero potuto insidiare i nerazzurri fino alla fine. Poi però li hanno visti scappare e hanno perso motivazioni. A questo punto però resta fondamentale rimanere in zona Champions e la vittoria con il Frosinone, anche se arrivata in maniera rocambolesca e dopo una prestazione piuttosto incolore, può essere determinante. Vedremo quale sarà il percorso da qui in avanti".
L'Inter ormai è a 12 punti di distanza, la corsa scudetto è chiusa?
"Ma si. Fino a qualche settimana fa la Juventus aveva la speranza di potercela fare, pensando che con il ritorno della Champions l'Inter avrebbe perso energie e punti in campionato. Il fatto di non avere competizioni europee, per i bianconeri, poteva rappresentare un vantaggio. Così però non è stato e ormai le distanze sono importanti. A questo va aggiunto il fatto che l'Inter sta dimostrando di non avere paura di nessuno".
Analizzando obiettivamente la rosa, la Juventus poteva competere diversamente con l'Inter?
"Il campo parla chiaro e serve a dimostrare i valori di una rosa e dell'altra. La Juventus ha avuto svariati problemi, soprattutto a centrocampo, con delle mancanze che ne hanno determinato la qualità. Siamo partiti da Pogba e siamo arrivati a Fagioli in pochissimo tempo. Allegri ha perso calciatori molto importanti. E poi va detto che dal punto di vista qualitativo tra le due rose non c'è paragone. Se a questo aggiungiamo qualche infortunio di troppo, soprattutto per quel che riguarda Vlahovic e Chiesa, il gioco è fatto. A bocce ferme è evidente che l'Inter è un pianeta diverso".
Ha fatto riferimento a Chiesa, resta il grande assente di questa stagione?
"Calciatori del calibro di Chiesa sono quelli su cui all'inizio della stagione pensi di poter contare per fare la differenza. Partire con questo grande handicap, soprattutto se facciamo il paragone con Inter e Milan, è determinante e anche una squadra come la Juventus, se gli vengono a mancare i suoi giocatori più rappresentativi, diventa una squadra normale".
Cosa ne pensa di Massimiliano Allegri e del suo percorso in bianconero?
"Allegri ribadisce sempre un concetto semplice ovvero che ha un altro anno di contratto. Visto il periodo economico che sta affrontando il calcio, credo che questa sia una variabile determinante. Lui non ha fatto male, soprattutto nella stagione scorsa, riuscendo a mantenere la barra dritta anche quando c'erano delle difficoltà importanti extra campo. Quando non arrivano grandissimi risultati però c'è la necessità di cambiare e trovare soluzioni alternative, puntando su allenatori con stimoli diversi. Dipenderà tutto dal possibile accordo sull'anno di contratto che lega ancora club e tecnico. In questo momento non si possono fare solo valutazioni di campo".
La Coppa Italia deve essere l'obiettivo numero uno per la Juventus in questa stagione?
"Arrivare ad un trofeo sarebbe comunque una cosa importante. Ricordo però che per uno come Pirlo, ad esempio, non è bastato per salvare la stagione. Detto questo però, credo che l'obiettivo principale in questa stagione per la Juventus sia quello di tornare in Champions League. La massima competizione europea sarebbe un toccasana anche dal punto di vista economico".
Lei ha vissuto anni di grandi successi con la maglia della Juventus: qual è il suo ricordo più bello?
"La cosa che ricordo con più gioia è il fatto di aver potuto giocare con grandissimi campioni. C'erano praticamente tutti i campioni del mondo dell'82 con l'aggiunta di due degli stranieri più forti di sempre, ovvero Boniek e Platini. Dal punto di vista dei risultati sportivi abbiamo vinto una Coppa delle Coppe, in cui sono stato protagonista e una Coppa dei Campioni che purtroppo però, per quanto avvenuto intorno a noi, non può essere ricordata con piacere".