Alessia Pifferi, che fece morire di stenti la figlia Diana, di appena 18 mesi, sarebbe stata 'condizionata' e 'manipolata' dalle due sue psicologhe, in modo da alleggerire la sua posizione. E ora l'indagine parallela, con l'accusa di favoreggiamento e falso nei confronti delle sue professioniste, si allarga, come emerso nell'udienza di oggi 4 marzo.
Verifiche e accertamenti verranno effettuati su almeno altre due psicologhe legate al carcere di San Vittore, dove la 38enne è rinchiusa.
Le ulteriori indagini sono state anticipate dal pm di Milano Francesco De Tommasi, nell'intervento in aula avvenuto oggi nel processo a carico di Alessia Pifferi, imputata per l’omicidio pluriaggravato della figlia. Il primo faccia a faccia con l'avvocata Pontenani della Difesa, da quando ha saputo di essere indagata per favoreggiamento e concorso in falso con le professioniste.
Il pm ha dichiarato alla Corte di assise milanese la possibilità di presentare prove che dimostrerebbero il coinvolgimento di altre due psicologhe nella somministrazione del test psicodiagnostico di Wais alla donna, nonché la successiva relazione con diagnosi di un deficit cognitivo.
In particolare, dall’indagine parallela condotta dalla Polizia penitenziaria, risulterebbe che un’altra psicologa avrebbe partecipato alla somministrazione del test, però senza firmare i resoconti. Mentre una quarta, esterna al carcere di San Vittore, avrebbe visionato e modificato la relazione conclusiva prima del deposito.
Il documento è stato firmato solo dalle due psicologhe già indagate, Paola Guerzoni e Letizia Marazzi, con una 'Monica G.', che però non sarebbe stata presente alla somministrazione dei quesiti.
Secondo questo test di Wais, la Pifferi avrebbe "un quoziente intellettivo di 40", quindi come quello di una bambina.
Nel dario clinico dell'imputata Alessia Pifferi
non c’è mai una segnalazione di un rischio suicidiario o di scompensi psicotici. E neanche di comportamenti tipici di persone portatrici di disturbi cognitivi. Si rileva, invece, una situazione di una detenuta alla prima esperienza carceraria con problemi di natura depressiva fatta di preoccupazioni e tristezza. Nulla che potesse giustificare un intervento così intensivo come quello a cui abbiamo assistito. L’intervento delle due psicologhe non era appropriato. E anche per quanto riguarda il test psicodiagnostico di Wais, il cui resoconto contiene parzialità che lo rendono non attendibile.
Queste le parole dello psichiatra forense Elvezio Pirfo, parlando della sua perizia che ha valutato Alessia Pifferi capace di intendere e volere. Le due psicologhe del carcere San Vittore sono state indagate mesi prima del deposito della relazione del perito nominato dalla corte di assise.
Secondo lo psichiatra
La dipendenza e l’alessitimia, ossia la mancanza di empatia,
ha precisato il perito.
In aula la Difesa ha chiesto un rinvio per la discussione della perizia dello psichiatra su Alessia Pifferi. Il pm Francesco De Tommasi l'ha bollata come "pretestuosa".
ha affermato il pm, chiedendo che il controesame del perito fosse concluso oggi e non rinviato ad altra data.
La Corte d'assise ha infine deciso di rinviare al prossimo 15 marzo il processo. I giudici, presieduti da Ilio Mannucci Pacini, hanno deciso di accogliere l’istanza della difesa valutata solo esclusivamente facendo riferimento alle ragioni processuali, concedendo più tempo ai consulenti del pm e della difesa di studiare l’ingente mole di documenti allegati alla perizia.
Queste le parole dell’avvocata Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi, fuori dall’aula della Corte di assise di Milano dopo la fine dell’udienza.
ha inoltre dichiarato Pontenani.
Ho perso solo una figlia e una nipote. Vedete voi cosa posso pensare
ha detto Maria Assandri, la madre di Alessia Pifferi dopo l’udienza del processo nella Corte di assise di Milano. La donna si è costituita parte civile insieme alla sorella della 38enne, Viviana.
ha aggiunto l’avvocato di parte civile Emanuele De Mitri.
ha poi concluso il legale.