05 Mar, 2024 - 08:18

Chi sono Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi condannati per tentato stupro di Martina Rossi e cosa fanno oggi

Chi sono Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi condannati per tentato stupro di Martina Rossi e cosa fanno oggi

Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, chi sono i due giovani italiani che oggi hanno circa 30 anni e che sono stati condannati in via definitiva per tentata violenza sessuale nei confronti di Martina Rossi, la studentessa genovese morta il 3 agosto del 2011 dopo essere precipitata dal balcone del sesto piano di un hotel a Palma di Maiorca, in Spagna, dove si trovava in vacanza con amiche e amici.

Chi sono Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi e cosa c'entrano con la morte di Martina

Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi sono i due italiani, di origini aretine, che si trovavano con Martina Rossi la sera in cui lei ha perso la vita. Nell'estate del 2011 soggiornavano presso l'hotel Santa Ana di Palma di Maiorca. Erano in vacanza, esattamente come Martina.

Secondo le ricostruzioni della pubblica accusa, i due sarebbero rimasti in stanza con la Rossi, studentessa di 21 anni di Genova, dopo che l'amica di quest'ultima si era allontanata con altre persone. Sebbene non si conoscano i dettagli di quei momenti, sappiamo che la sera del 3 agosto la ragazza cadde dal balcone del sesto piano e morì.

Venne trovata agonizzante davanti alla hall dell'albergo senza calzini e senza pantaloncini.

In un primo momento la polizia spagnola aveva archiviato il caso come suicidio ma, in Italia, nessuno aveva creduto a questa versione. Così, indagando, è emerso che Martina avrebbe scavalcato il balcone della stanza per raggiungere la ringhiera di quella adiacente, forse proprio per sfuggire ad Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

Pare infatti che la vittima avesse capito che i due avevano intenzione di violentarla. Lei avrebbe tentato di scappare, ma sarebbe poi finito tutto in questo terribile modo.

Ebbene, diversi anni dopo, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, che oggi hanno circa 30 anni, sono stati condannati in via definitiva per tre anni per il tentato stupro di gruppo di Martina Rossi. La loro condanna cadrà nel 2025.

Che cosa fanno oggi?

In questi giorni la cronaca è tornata a parlare dei due dopo che il Tribunale di Sorveglianza di Firenze ha concesso loro l'affidament in prova ai servizi sociali.

In un primo momento, in realtà, questo affido era stato negato a seguito della sentenza definitiva proprio dallo stesso Tribunale di Sorveglianza. Il giudice però concesse a Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi la semilibertà.

Entrambi avevano la possibilità di uscire dal carcere per andare al lavoro e poi erano obbligati a fare rientro subito dopo aver finito. Si trovavano in carcere ad Arezzo. Poi appunto c'è stata una svolta.

A luglio del 2023 il giudice ha dato il via libera alla scarcerazione e all'affidamento ai servizi sociali per Luca Vanneschi. I tempi in questo caso sarebbero stati accelerati per motivi personali e familiari del detenuto.

Poi, intorno alla metà di febbraio, lo stesso trattamento è stato riservato a Alessandro Albertoni.

Oggi i due svolgono attività di volontariato presso un’associazione di Castiglion Fibocchi, il piccolo paese dove abitano con le rispettive famiglie, situato in provincia di Arezzo. Durante le ore notturne entrambi hanno l'obbligo di rimanere in casa.

La loro pena dovrebbe esaurirsi nell'ottobre del 2025, ma con la buona condotta potrebbe finire anche all'inizio del medesimo anno.

La reazione dei genitori di Martina

Dall'altra parte la famiglia della vittima, che da anni chiede reale giustizia per quanto avvenuto alla giovane studentessa, ha espresso amarezza e delusione nei confronti di quest'ultima decisione del Tribunale.

In particolare, i genitori di Martina hanno evidenziato che i due non hanno mai chiesto scusa. Dunque, secondo la madre Franca Murialdi e il padre Bruno Rossi, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi non si sono pentiti per il reato commesso.

Stando alle dichiarazioni della famiglia il giudice avrebbe sbagliato a concedere l'affidamento, proprio in quanto è venuto mancato il principio di resipiscenza (di consapevolezza del proprio errore, ndr) necessario in questi casi.

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Giorgia Belfiore
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