È salita sul banco dei testimoni nel corso della terza udienza del processo per l'omicidio di Giulia Tramontano, tenutasi ieri, 7 marzo, in un'aula del tribunale di Milano, anche la madre di Alessandro Impagnatiello: ecco chi è Sabrina Paulis e cosa ha detto sul figlio accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza per aver ucciso la compagna 29enne incinta.
Sabrina Paulis, 54 anni, di origini cagliaritane, fu tra le ultime persone a vedere Giulia Tramontano viva prima che il figlio Alessandro Impagnatiello la uccidesse a coltellate nell'abitazione che condividevano a Senago, lo scorso 27 maggio.
Stando alle ricostruzioni fu infatti lei, insieme al compagno, a riaccompagnare la giovane a casa dopo l'incontro che aveva avuto a Milano con l'altra ragazza che il 31enne frequentava, la 23enne italoinglese che ieri, 7 marzo, ha testimoniato in aula prima di lei e della madre della vittima.
Sembra che fossero in ottimi rapporti e che Giulia, dopo aver avuto conferma del tradimento da parte di Impagnatiello, le avesse confidato di volerlo lasciare e di volersi costruire una nuova vita altrove.
ha raccontato la donna, che ha poi ripercorso gli attimi successivi all'appuntamento a cui la 29enne prese parte nel pomeriggio del giorno del suo omicidio.
ha proseguito, spiegando di aver pensato che la ragazza a un certo punto fosse andata a dormire e di aver nutrito i primi dubbi, le prime preoccupazioni, solo la mattina successiva, dopo averle inviato un nuovo messaggio.
ha raccontato. Lo riporta Fanpage.it. A quel punto, insieme al compagno, Paulis si sarebbe recata a Senago, scoprendo che la borsa della ragazza era ancora all'interno dell'abitazione. Insieme i due sarebbero scesi anche nel box auto del figlio, che però era chiuso a chiave: al suo interno si nascondeva il corpo senza vita della 29enne.
Sabrina Paulis ha poi ripercorso i momenti seguiti alla denuncia di scomparsa presentata alle autorità, spiegando di aver aiutato il figlio - che, tornato dal lavoro, si fingeva preoccupato per le sorti della compagna - a chiedere ai vari locali della zona se avessero delle telecamere che avrebbero potuto inquadrare Giulia.
Sulle scale della palazzina di Senago la donna avrebbe notato delle "goccioline di sangue"; più tardi avrebbe ricevuto dal figlio un messaggio in cui quest'ultimo le chiedeva "di non dire niente del box auto" che possedeva, alludendo al fatto che vi avesse nascosto delle "piantine di marijuana".
Gli aveva creduto: non poteva pensare che sarebbe potuto arrivare a fare ciò che ha fatto. Nelle settimane successive all'omicidio, quando Impagnatiello aveva ormai confessato l'omicidio di Giulia, ospite a La Vita in Diretta aveva parlato di lui come di un "mostro", chiedendo perdono, in lacrime, ai familiari della vittima.
Lo ha fatto anche ieri in aula, dichiarando di non poter neanche immaginare cosa abbia provato e stia provando la mamma di Giulia. Poi, abbandonandosi alla disperazione, ha detto:
Poco dopo ha preso la parola anche il figlio maggiore, Omar, che come lei ha ripercorso i momenti precedenti e successivi all'omicidio di Giulia, spiegando di aver sempre avuto un rapporto di confidenza con la 29enne e di aver fatto pesare al fratello di averla tradita anche mentre era incinta, dicendogli che lo aveva deluso. Mentre parlavano, nella gabbia dell'aula del tribunale che lo vede imputato Impagnatiello teneva lo sguardo basso e tremava.