Il 62% delle donne che ricorrono ai centri antiviolenza non sono economicamente indipendenti. Una donna su tre non ha un conto corrente e non esiste una cultura finanziaria tra le giovani.
E’ nell’indipendenza economica e finanziaria una delle chiavi per il riscatto delle donne dal ricatto della violenza e della sopraffazione. Ne è convinta la Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e sulle violenze di genere, Martina Semenzato, che Tag 24 ha intervistato in occasione della Giornata Internazionale della Donna che si celebra oggi 8 marzo.
In questi mesi la Commissione guidata dalla deputata di Noi Moderati è impegnata in un complesso lavoro di riordino delle norme sulla violenza di genere finalizzato alla redazione di un Testo Unico.
D: Perché è importante arrivare alla redazione di un Testo Unico delle norme sul femminicidio e sulla violenza di genere?
R: E' una cosa importantissima perché a livello europeo non esistono testi unici. In Italia la tutela delle donne è recente, però, è stata ricca dal punto di vista normativo. Una ricchezza che crea anche una stratificazione delle norme. La commissione sta lavorando per intervenire sulla stratificazione normativa e quindi garantire una maggiore intellegibilità delle norme. Il testo unico è uno strumento fondamentale per tutti quegli attori che sulla violenza di genere lavorano quotidianamente, dagli operatori socio-sanitari, alle forze dell’ordine fino ad arrivare ad avvocati e magistrati.
D: Quando sarà pronto?
R: Compito della Commissione è quello di arrivare ad una relazione di indirizzo per il testo unico. Siamo ad un buon punto, io mi sono data obiettivi corti per la relazione. Se non sarà prima dell’estate, immediatamente dopo.
D: Alla luce delle audizioni degli esperti e degli operatori del settore fatte in Commissione, c’è un elemento che l’ha colpita più degli altri.
R: La violenza economica. Ho notato che nell’analisi della violenza di genere non c’è traccia, nei lavori precedenti, di un’analisi puntuale dei numeri, dei modi e dell’espressione della violenza economica. Abbiamo un dato: il 62% delle donne – questo è emerso dalle audizioni - che ricorre ai centri antiviolenza non è economicamente indipendente. Ciò vuol dire che non sono mai entrate nel mondo del lavoro, o se erano nel mondo del lavoro, sono state fatte uscire. Una donna su tre, inoltre, non ha il conto corrente. Moltissime giovani ragazze non si approcciano all’educazione finanziaria. Ecco se devo dire, questo è un tema che mi ha molto colpito.
D: La soluzione quale potrebbe essere?
R: Bisogna lavorare sull’empowerment femminile, sul bilanciamento tra vita e lavoro, per costruire una società ed una economia che siano più inclusive. E’ necessaria una rinnovata consapevolezza da parte di noi donne, di quello che possiamo fare, di dove possiamo arrivare e di cosa dobbiamo chiedere.
D: E cosa dobbiamo chiedere?
R: Parità salariale e medesimi percorsi di carriera, indipendentemente dalle scelte personali che una donna fa nella vita.
D: La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, stamattina nel suo post per l'8 marzo, è tornata di nuovo su un tema a lei molto caro, ovvero, che le donne non debbano essere costrette a scegliere tra il lavoro e la famiglia. A che punto siamo su questo percorso?
R: Gli sgravi fiscali intervenuti oggi a livello di Governo, i bonus mamma che in realtà non sono bonus, servono proprio ad aiutare le donne a conciliare la vita lavorativa con la vita familiare.
D: I dati Istat degli ultimi giorni hanno certificato un aumento dell’occupazione femminile in Italia, siamo sulla strada giusta?
R: Se leggiamo i dati, sono dati rincuoranti. L’occupazione femminile è assolutamente in crescita. Dove dobbiamo lavorare forse è proprio sulla disparità salariale. Aumentano le donne nel mercato del lavoro, devono anche aumentare in proporzione gli sviluppi di carriera e gli sviluppi economici.
D: Oggi è la Giornata Internazionale della Donna, vuole fare un augurio alle donne italiane?
R: L’augurio che faccio alle donne è di essere mentalmente indipendenti, essere libere anche da se stesse e economicamente indipendenti.