Parole dure, anzi durissime quelle che il presidente turco Erdogan utilizza contro il premier israeliano Netanyahu in un discorso a Istanbul, nel quale lo paragona ai grandi dittatore della storia, da Hitler a Stalin. Un nuovo attacco frontale del leader turco, dunque, che continua a contestare apertamente l'operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza.
Un discorso che mette insieme religione e politica - binomio spesso inscindibile, in Medioriente ma anche a latitudine a noi più vicine - quello tenuto da Recep Tayyip Erdogan a Istanbul alla vigilia del mese sacro del Ramadan.
Soprattutto, un discorso che fa segnare una nuova escalation nei suoi rapporti con Israele e con il suo premier, Benjamin Netanyahu.
Dopo aver incontrato nei giorni scorsi il presidente palestinese Abu Mazen, ribadendo come il genocidio di Gaza sia ormai "sotto gli occhi di tutti", Erdogan oggi arriva a paragonare il capo del governo israeliano ai grandi dittatori della Storia.
Per il presidente turco, l'operazione militare israeliana condotta nella Striscia di Gaza dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre è andata "oltre ciò che può essere tollerato" e condanna quelli che definisce "assassini", ritenendoli e perseguibili e "responsabili secondo il diritto internazionale".
Nel suo discorso, Erdogan 'bacchetta' anche il mondo islamico, colpevole di non aver difeso adeguatamente i propri fratelli nella Striscia di Gaza, pur contando su una popolazione di circa 2 miliardi di persone.
Infine, dopo aver ricordato gli aiuti che la Turchia invia costantemente in soccorso dei cittadini palestinesi a Gaza ("Abbiamo già distribuito in totale 40mila tonnellate di aiuti umanitari"), Erdogan pronuncia altre parole destinate a far discutere, dicendo di rifiutare di riferirsi ad Hamas come a "un'organizzazione terroristica" e che la Turchia continuerà a sostenerla "fermamente".
Sono parole, quelle del presidente turco, che rischiano di incendiare ulteriormente la crisi in corso, soprattutto perché pronunciate alla vigilia di un appuntamento religioso così importante per il mondo islamico.
Il rischio che il Ramadan divenga una ragione in più per scontri tra le due fazioni è, infatti, già particolarmente alto, come testimoniato dai tentativi frenetici di giungere a un cessate il fuoco condotti negli scorsi giorni e, purtroppo, vani.