Il ruolo di Forza Italia all'interno del centrodestra sembra essere sempre di più quello del paciere, del punto di riferimento tra le intemperanze degli altri due partiti di governo. Ruolo affidato, in particolare, al segretario Antonio Tajani, che detta la linea per le Regionali in Basilicata, indicando Vito Bardi come candidato, e placando le polemiche sul terzo mandato.
È un Tajani particolarmente soddisfatto, quello raggiunto dai cronisti, tra cui l'inviato di TAG24 Michele Lilla, all'esterno dei Palazzi della politica romana.
Il successo netto in Abruzzo, con la conferma di Marco Marsilio come presidente di regione, lascia ben sperare in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
A partire dalla Basilicata, dove il centrodestra sembra determinato a evitare le indecisioni della Sardegna, con il candidato Truzzu scelto all'ultimo, dopo un lungo tira e molla con la Lega di Matteo Salvini, e la conseguente sconfitta.
Ecco, dunque, che Tajani 'blinda' il nome di Bardi che potrebbe anche attirare le simpatie di Matteo Renzi e Carlo Calenda, salutate con favore dal leader di Forza Italia.
Tajani spiega che, l'eventuale appoggio di Azione e Italia Viva a Bardi non rappresenterebbe "né un impegno, né un ricatto politico", ma solo un accordo su base territoriale.
Il compito di mediazione tra i partner di maggioranza emerge, però, soprattutto quando viene interpellato sulla spinosa questione del terzo mandato per i presidenti di regione.
Dapprima, il segretario Azzurro spiega che la riforma non fa parte del programma di governo, unico elemento vincolante per tutti i partiti che lo compongono. Poi, sollecitato sulla posizione intransigente della Lega, decisa a "far cambiare idea al Parlamento", come ribadito dal capogruppo al Senato Romeo, Tajani sceglie ancora la pacatezza, gettando acqua sul fuoco e smentendo qualsiasi contrasto all'interno dell'esecutivo.
Una questione di principio e di alternanza, nella gestione di un potere troppo grande per restare troppo a lungo nelle mani di una sola persona. Nessun contrasto, quindi, con il Carroccio, perché, chiarisce ancora il segretario di Forza Italia, "avremmo detto la stessa cosa anche se il governatore da rinnovare fosse stato del nostro partito".
Ora, però, serve qualcuno che lo spieghi a Matteo Salvini e al suo partito che, pur minimizzando anch'essi le tensioni nella maggioranza, non sembrano determinati a indietreggiare di un millimetro su questa loro battaglia solitaria.