Romano Prodi ricorda i suoi trascorsi come docente universitario e 'sale in cattedra' per dire la sua sulle riforme del governo Meloni, a partire da quella sul premierato. Una riforma che rischia di mettere a repentaglio, secondo l'ex presidente del Consiglio, quell'equilibrio dei poteri su cui si basa la nostra democrazia.
Quello delle riforme è uno dei terreni di scontro più accesi tra maggioranza e opposizione. Nonostante i tentativi di cercare un equilibrio da parte della ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, sembra complicato trovare un terreno d'incontro, soprattutto per quanto riguarda quella del premierato.
Proprio su di essa, arriva il parere, decisamente critico, di Romano Prodi.
Intervenuto alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea a Roma per la presentazione del nuovo libro del costituzionalista Michele Ainis, l'ex presidente del Consiglio ha affrontato il tema, inizialmente con una battuta riferita al suo rivale di un tempo, Silvio Berlusconi:
Prodi ammette di non conoscere lo stato attuale dei lavori - "Non so niente degli emendamenti Casellati, arriva un emendamento al giorno" - e ritiene che, prima, sia necessario intervenire su una nuova legge elettorale che, però, serva a dare stabilità e non "che dia il 55% a chi prende il 40% o il 30%".
Quando, però, si esprime sul premierato, il suo giudizio sull'impianto generale della riforma è senza appello.
Prodi si augura che le riforme siano fatte con il coinvolgimento di tutti i partiti, "perché devono durare a lungo".
E, a proposito di unità, il 'Professore' rivolge un consiglio - che è anche una 'stoccata' - a Giuseppe Conte, anche lui presente alla presentazione, e, in generale, al centrosinistra:
Invitato a fare lo stesso con il Partito democratico di Elly Schlein, Prodi fa un discorso più ampio sul rapporto deteriorato tra la politica e i cittadini, e sull'importanza di ricucirlo.
Se c'è qualcuno che può pronunciare parole simili, quello è Romano Prodi, uno degli ultimi leader del centrosinistra a riuscire a vincere le elezioni, compattando una coalizione difficile forse anche più di quella odierna.