Amicizia e muto sostegno fra due detenuti nel carcere di Foggia. Un sentimento di affetto che ha permesso di denunciare il dramma vissuto da un detenuto disabile, vittima di un brutale pestaggio da parte di agenti della polizia penitenziaria.
Aiutare un amico in difficoltà è un desiderio semplice, ma potente, soprattutto quando permette di porre fine a una tortura. È quanto accaduto a due detenuti del carcere di Foggia, di cui uno disabile e in estremo stato di fragilità.
Questa la storia alla base del fascicolo in esame della Procura di Foggia, che ha portato all'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per 10 agenti penitenziari. I poliziotti devono rispondere di un presunto pestaggio e torture ai danni dei due protagonisti della vicenda.
A parlare un detenuto di origini bulgare, che con un espediente particolarmente astuto, è riuscito a inoltrare al Tribunale la denuncia firmata dall'amico disabile. Nel verbale che mette nero su bianco la sua testimonianza si legge:
L'uomo, che sta scontando la pena nel carcere foggiano, ha dichiarato di non aver visto direttamente la brutale aggressione, ma di averne sentito gli orribili e inconfutabili suoni. Rumori definiti "inequivocabili" e che incriminerebbero addirittura un ispettore:
Il giudice per le indagini preliminari ha, perciò, disposto l'ordinanza di arresto sulla base delle dichiarazioni del detenuto bulgaro, ritenute attendibili visto l'attaccamento nei confronti del compagno:
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