Al termine del supplemento d’indagine disposto dal gip Salvatore Pignata la scorsa primavera, a dicembre il pm Chiara Guerriero aveva chiesto per la seconda volta l'archiviazione del caso di Dora Lagreca, la 30enne originaria di Montesano sulla Marcellana (Salerno) morta a Potenza nella notte tra l'8 e il 9 novembre del 2021 dopo essere precipitata dal quarto piano della palazzina in cui viveva in via Di Giuria.
Per la seconda volta la famiglia si era opposta; il gip ha fatto ora sapere di aver accolto l'istanza, chiedendo altri sei mesi di indagini e nuovi accertamenti. Uno degli obiettivi è chiarire le dinamiche della caduta della vittima, che secondo l'allora fidanzato e convivente Antonio Capasso, indagato per istigazione al suicidio, si buttò di sotto al culmine di una litigata scoppiata dopo una serata trascorsa con gli amici.
Una tesi mai accettata dai familiari, che da sempre si dicono convinti del fatto che la giovane non si sarebbe mai tolta la vita. Abbiamo parlato del perché e degli ultimi sviluppi con l'avvocato Renivaldo Lagreca, che insieme alla collega Cristiana Coviello li assiste nel loro cammino verso la verità e la giustizia.
Avvocato, come avete accolto la decisione del gip di andare avanti con le indagini? Può spiegarci quali nuovi accertamenti saranno svolti?
"Abbiamo accolto la decisione con soddisfazione. Una soddisfazione relativa, certo, che non sfocia in gioia, perché parliamo comunque di un lutto, di una vicenda tragica, ma comunque una soddisfazione. Per quanto riguarda gli accertamenti, il giudice ha ordinato di svolgere in incidente probatorio una perizia fisico-balistica e una perizia medico-legale. Di fatto ha accolto la richiesta che noi avevamo presentato nell’opposizione, lamentando che non fossero stati fatti accertamenti peritali".
Ricordiamo che al momento c’è un indagato per istigazione al suicidio...
"Sì, anche se come difensori della famiglia non condividiamo il capo di imputazione. Per quanto ci riguarda Dora Lagreca non si è suicidata".
Quali sono gli elementi che secondo voi mal si conciliano con questa ipotesi?
"Non si concilia con l’ipotesi del suicidio innanzitutto il carattere di Dora, che era una persona animata, vivace, che non mostrava particolari tristezze; una persona soddisfatta nella vita sia dal punto di vista affettivo-familiare (ha sempre avuto una famiglia di riferimento), sia dal punto di vista economico, perché aveva sempre lavorato e prodotto reddito. Era autonoma, insomma".
"Non si concilia con l’ipotesi del suicidio il fatto che Dora sia stata trovata nuda. Era una persona particolarmente attenta alla propria fisicità, al proprio corpo: non si sarebbe mai buttata da una finestra del quarto piano. In più avrebbe dovuto uscire nuda con la pioggia, con il freddo di ottobre, in una zona particolarmente umida di Potenza".
"Non si concilia con l’ipotesi del suicidio, poi, la caduta 'a catena': chi si suicida si lancia nel vuoto, non cade come uno ‘scalatore’ o un ‘ladro’, che arrampicandosi sulle pareti di un palazzo perde la presa e precipita giù rasentando il muro. Polizia di Stato e carabinieri hanno reso delle versioni diverse sulla modalità di caduta. La famiglia, da un punto di vista giudiziario, non punta l’indice nei confronti di nessuno. Da un punto di vista morale, la gestione del lutto da parte dell'imputato è assolutamente censurabile. Per questo non c’è possibilità di riconciliazione".
Cosa vi aspettate adesso?
"Ci aspettiamo di sapere com’è morta Dora, di arrivare finalmente alla verità e alla giustizia".