Chi era Francesco Pio Maimone e chi l'ha ucciso? Perché è stato preso di mira? Sono solo alcune delle domande che ruotano attorno al caso del 18enne che tra il 19 e il 20 marzo di un anno fa fu colpito da un proiettile e morì agli chalet di Mergellina, sul lungomare napoletano. Da poco il gup di Napoli ha condannato a sei anni di reclusione la prima delle otto persone finite a processo per il suo omicidio. Per spiegare come ci si è arrivati dobbiamo fare un passo indietro.
Originario di Pianura, Francesco Pio Maimone aveva 18 anni, lavorava come pizzaiolo e sognava di aprire un locale insieme alla sorella e al cognato. La sera del 19 marzo scorso si trovava sul lungomare napoletano, davanti ai famosi chalet di Mergellina, insieme agli amici, quando un proiettile vagante lo aveva colpito.
Era morto poco dopo il ricovero in ospedale. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, a sparargli - prendendo di mira la persona sbagliata - fu il coetaneo Francesco Pio Valda, noto negli ambienti criminali della città per essere il figlio di un camorrista ucciso in un agguato di mafia nel 2013.
Originario del quartiere Barra, il ragazzo era stato fermato qualche ora dopo i fatti grazie alle testimonianze dei presenti e ai filmati delle videocamere di sorveglianza, che lo avevano ripreso mentre si allontanava a piedi dalla scena del crimine. Sembra che avesse avuto una discussione con il membro di un "gruppo rivale".
Finito nei guai già da minorenne, Valda era stato messo in prova e "riabilitato" per meriti sportivi in qualità di coach di una squadra di calcio. Dopo l'omicidio del 18enne aveva trovato ospitalità a casa di alcuni parenti. Gli stessi che insieme a lui sono ora imputati con l'accusa di averlo coperto.
Otto, in totale, le persone finite a processo, una delle quali è già stata condannata a sei anni di reclusione dal gup Chiara Bardi. Si tratta di Rocco Sorrentino: dagli accertamenti condotti dalla Squadra mobile è emerso che teneva in custodia la pistola dalla quale partì il colpo che uccise Francesco Pio Maimone.
Fu Valda, come detto, a sparare; gli altri sei - Alessandra Clemente, Salvatore Mancini, Giuseppina Niglio, Giuseppe Perna, Pasquale Sainz, e Giuseppina Valda, la sorella - lo aiutarono a fuggire e ad evitare la cattura.
La speranza della famiglia della vittima è che tutti siano puniti per ciò che hanno fatto. "La vita per noi è finita quel 20 marzo", ha dichiarato la madre Tina a Fanpage, spiegando di essersi sentita abbandonata dalle istituzioni.
Quella notte sia lei che il marito la ricordano bene: verso le 2.15 furono svegliati da una telefonata del genero che li avvisava che Francesco Pio aveva avuto un incidente. Poi la corsa in ospedale, la morte del giovane e la scoperta di ciò che gli era accaduto.
Si sentirono impotenti. Ora sperano che il sacrificio del figlio "possa servire ai figli di questa città". Parole che ricordano molto quelle della madre del 24enne Giovanbattista Cutolo, ucciso in circostanze simili, sempre a Napoli, lo scorso agosto: ieri il suo assassino, il 17enne L.B., è stato condannato a 20 anni di reclusione per avergli sparato per futili motivi al culmine di una lite scoppiata tra i rispettivi gruppi di amici davanti a un locale.