Ha preso il via a Milano la quarta udienza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo confesso dell’omicidio della compagna incinta di sette mesi Giulia Tramontano, consumatosi a Senago il 27 maggio di un anno fa. In aula, oltre alla sorella della vittima, saranno ascoltati anche gli altri testimoni presentati dal pubblico ministero.
Poi sarà il turno di quelli della difesa, uno psichiatra e uno psicologo. Scelta che sembra sottintendere la possibilità che nei confronti dell'ex barman venga richiesta una perizia. È accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza: rischia l'ergastolo.
le parole affidate ai social da Loredana Femiano, che insieme al marito Franco e ai figli Chiara e Mario si è costituita parte civile. Lo scorso 8 marzo è stata ascoltata come testimone dopo l'altra ragazza che Alessandro Impagnatiello frequentava, raccontando dei bruciori di stomaco che Giulia sempre più spesso sosteneva di avvertire prima di morire: erano i sintomi del veleno che il compagno le somministrava nel tentativo di procurarle un aborto. Nel frattempo, stando alle ricostruzioni, si fingeva felice.
il post del fratello della 29enne. Alla sorella Chiara è invece spettata la parola in aula.
ha dichiarato Chiara Tramontano ripercorrendo la relazione tra la sorella e Impagnatiello, iniziata nel 2021 e subito sfociata in una convivenza. A riportarlo è Il Giorno, secondo cui la donna avrebbe poi parlato dei momenti successivi alla scoperta della gravidanza da parte della sorella.
ha detto. Poi, stando al suo racconto, entrambi avevano cambiato idea e lei era scesa dalla famiglia nel suo paese d'origine, Sant'Antimo, per avvisare tutti del fatto che avrebbero tenuto il bambino e che si sarebbe chiamato Thiago. Le cose, tra lei e Impagnatiello, non sembravano comunque andare per il verso giusto. Poco dopo Giulia aveva infatti saputo di esserne stata tradita. Lo aveva perdonato e insieme erano andati ad Ibiza.
ha proseguito Chiara, che a un certo punto, pur non vedendo di buon occhio la sua storia, avrebbe comunque deciso di stare accanto alla sorella. A maggio Giulia aveva raggiunto lei e il resto dei familiari a Napoli. Erano stati insieme, ma la 29enne non sembrava stare bene: avvertiva strani dolori, non era serena.
Il resto della storia è purtroppo nota: dopo essere tornata a Milano aveva incontrato l'altra ragazza che Impagnatiello frequentava, che l'aveva contattata dopo aver scoperto le bugie raccontate loro dal 30enne. Probabilmente si era decisa a lasciarlo, ma quando l'aveva raggiunto, la sera del 27 maggio, lui l'aveva colta di sorpresa e accoltellata 37 volte all'interno del loro appartamento per poi provare a bruciarne il corpo.
Qualche giorno dopo, a ricerche già iniziate, lo aveva abbandonato dietro all'intercapedine di un garage dopo averlo tenuto nascosto nel box auto e nel suo bagagliaio. I familiari di Giulia avevano subito sospettato di lui, temendo il peggio: la conferma era arrivata quando Impagnatiello, messo alle strette dal ritrovamento di alcune tracce di sangue nella sua abitazione, aveva confessato l'omicidio, accompagnando gli inquirenti sul luogo del ritrovamento.
Nel corso della prima udienza del processo a suo carico ha chiesto scusa per ciò che ha fatto. Chiara Tramontana gli aveva risposto attraverso i social con queste parole:
Fin dall'inizio, insieme ai genitori e al fratello e a tutti coloro che sono rimasti scovolti dalla storia di Giulia, invoca per l'imputato il massimo della pena, il carcere a vita.