La Lega di Matteo Salvini porta a Roma il vento del cambiamento della destra europea, ma a farsi notare sono anche le assenze illustri. Winds of Change è il titolo dell’evento di Identità e Democrazia ospitato agli Studios di via Tiburtina a Roma, orfano però di Zaia, Fedriga e Fontana, così come di Marine Le Pen.
Gli interventi sono durati poco più di un’ora, fino al gran finale di Salvini. Prima di lui sono saliti sul palco Gerolf Annemans, presidente del Partito ID, Harald Vilimsky, capo delegazione austriaco, Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, Vivek Ramaswamy, ex candidato alle Primarie Repubblicane 2024 degli USA e André Ventura, leader del partito portoghese Chega.
Marine Le Pen si è vista solo attraverso un videomessaggio, ma non ha perso occasione per puntare il dito verso Giorgia Meloni: dica chiaramente se sosterrà o meno la ricandidatura di Von Der Leyen. Io penso di sì, deve dire la verità agli italiani. Viene anche da chiedersi cosa abbia pensato la leader francese dell’abbraccio tra la Presidente del Consiglio e il leader della Lega di qualche giorno fa.
E intanto anche Ventura ha ribadito come tra Meloni e Salvini sceglierebbe sempre il secondo: noi siamo partner della Lega e spero ottengano il miglior risultato possibile alle prossime elezioni europee.
Il Governo andrà avanti fino al 2027. In Giorgia Meloni ho trovato un’amica. Certo anche tra amici possono esserci punti di vista diversi, cerca di liquidare Salvini, che però in qualche modo strizza l’occhio agli alleati europei: quante crisi di governo se potessimo dire tutti i giorni la verità…
Sulla guerra, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non perde l’occasione per l'affondo a Macron: le sue parole rappresentano un pericolo per il nostro Paese e il nostro Continente. Il problema è che è un guerrafondaio.
E poi ancora: non voglio lasciare ai nostri figli un Continente pronto ad entrare nella Terza Guerra Mondiale. Per questo, Salvini fa il tifo per Trump, una speranza per pace e prosperità.
Non a caso, oggi era presente Vivek Ramaswamy, ex candidato alle Primarie Repubblicane 2024 degli USA e, secondo qualcuno, tra i papabili vicepresidenti di Trump. Salvini è un uomo simbolo di coraggio, l’endorsement rilasciato dall’imprenditore a stelle e strisce a margine dell’evento.
Matteo Salvini ringrazia i presenti, soprattutto i parlamentari e i tanti rappresentati del Governo, tra ministri e sottosegretari. A farsi notare, però, sono alcune assenze pesanti. Soprattutto in un momento in cui la leadership di Salvini sembra per la prima volta traballare alla soglia delle elezioni europee.
Salvini non è in discussione, potremmo anche prendere l’1%, risponde il senatore Claudio Borghi. Non possiamo valutare le elezioni europee in base al risultato di cinque anni fa, quando il contesto era molto diverso, fa sapere invece il capogruppo alla Camera dei Deputati, Riccardo Molinari, che elude la domanda sul futuro di Salvini.
Arriviamo alle assenze. Perché oggi a Roma non si sono visti proprio alcuni tra gli uomini che più potrebbero insidiare la segreteria di Salvini. Luca Zaia, il Presidente del Veneto per il quale la Lega sembra in cerca di un ruolo da mesi, tra terzo mandato e candidatura europea, Massimiliano Fedriga, Presidente del Friuli-Venezia Giulia, e Attilio Fontana, Presidente della Lombardia. Ma non solo. Erano assenti anche Massimiliano Romeo e Gian Marco Centianio, rispettivamente caprogruppo e vicepresidente del Senato.
Certo, forse sono speculazioni, ma l’impressione è che anche agli occhi della base del partito quello delle elezioni europee sarà un passaggio fondamentale. E la doppia cifra una linea da perseguire.