28 Mar, 2024 - 17:22

Lego scrive alla polizia californiana: "Non usate le teste dei nostri omini nelle foto degli arresti"

Lego scrive alla polizia californiana: "Non usate le teste dei nostri omini nelle foto degli arresti"

Una diatriba singolare quella tra Lego, celebre azienda di costruzioni per adulti e bambini danese e il Dipartimento di Polizia di Murrieta, in California.

Lego scrive alla polizia californiana: "Cosa è successo"

Sono tanti i followers che hanno trovato "divertente" la trovata del comando di polizia di Murrieta e sicuramente tra gli agenti, è presente un grande amante dei meme. Un exploit artistico non molto apprezzato però dai piani alti della Lego.

Mediante i propri dirigenti, la società ha chiesto ai militari di non utilizzare mai più le iconiche teste dei propri brick per coprire il volto dei criminali arrestati durante le operazioni di routine.

Il comandante Jeremy Durrant ha rilasciato una dichiarazione sull'attuale situazione con l'azienda di giocattoli:

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"Lego ci ha rispettosamente chiesto di astenerci dall'usare la loro proprietà intellettuale nei nostri contenuti sui social media, cosa che, ovviamente, comprendiamo e rispetteremo. Stiamo attualmente esplorando altri metodi per continuare a pubblicare i nostri contenuti in un modo che sia coinvolgente e interessante per i nostri follower"

Il dipartimento di Murrieca in un post: "Ecco perché copriamo i volti dei criminali"

La motivazione di una scelta così "atipica" la si può trovare nella legislatura della California, che ha modificato il codice penale 13665 nel luglio del 2021 per vietare alle forze dell'ordine di condividere foto di sospetti arrestati per crimini non violenti.

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Il Dipartimento di Polizia di Murrieta è orgoglioso della sua trasparenza nei confronti della comunità, ma rispetta anche i diritti e le protezioni di tutti, come previsto dalla legge, anche dei sospettati. Per condividere ciò che sta accadendo a Murrieta, abbiamo scelto di coprire i volti dei sospettati per proteggere la loro identità, pur rispettando la nuova legge.
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Antonio Preziosi
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