Francesco Schiavone capo indiscusso del clan dei Casalesi, ha deciso di collaborare con la giustizia. La notizia riportata dal quotidiano Cronache di Caserta è stata poi confermata dalla Direzione Nazionale Antimafia.
Dopo 26 anni di carcere, nel corso dei quali ha custodito i segreti di una delle più sanguinose organizzazioni criminali della storia della camorra napoletana, Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan, ha deciso di avviare il suo percorso di collaborazione.
Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre.
Una decisione che potrebbe rappresentare un vero e proprio terremoto per gli equilibri dei clan sul territorio. Di questo Tag 24 ha parlato con il giornalista e scrittore Bruno De Stefano, esperto di cronaca giudiziaria e autore di numerosi saggi e inchieste sulla malavita organizzata e sulla camorra. Tra le sue pubblicazioni: "Napoli criminale", "I boss della camorra", "La casta della monnezza", "La penisola dei mafiosi" e "101 storie di camorra che non ti hanno mai raccontato".
D: Prima di tutto chi è Francesco Schiavone e cosa rappresenta la sua figura nella scena criminale campana e non solo?
R: Premetto che parlo in maniera laica, e non voglio essere in alcun modo equivocato, io penso che sia un grande personaggio che ha saputo coniugare la violenza agli affari e lo ha fatto benissimo perchè lui ha fatto fare ai Casalesi uno scatto in avanti sul piano dell'imprenditorialità. E' una mente da questo punto di vista, ma è anche uno che sa usare benissimo la violenza. I Casalesi hanno avuto questa particolarità, sono stati sempre il gruppo più aggressivo dal punto di vista dell'uso delle armi, della forza e anche della violenza stessa. Penso che sia dal punto di vista criminale un grande personaggio. Però, pur riconoscendo a Schiavone grandi capacità, va detta anche un'altra cosa - e questo senza ridurne la portata - lui ha agito in un regime di quasi monopolio, nel senso che quando lui è cresciuto come criminale, nell'area casertana lo Stato era disastrato. Lo Stato c'era, ma, era assolutamente inetto. Questo vale anche per gli altri boss, ma nel caso di Schiavone lui ha capitalizzato il deserto che aveva intorno. Quando si parla di Schiavone personaggio bisogna tenere conto anche dello scenario in cui ha agito.
D: Quanto pesa la sua decisione di collaborare con la giustizia e quali potranno essere, secondo lei, le conseguenze di questa sua decisione negli equilibri criminali?
R: Trattandosi di un boss di prima grandezza, se lui dice tutto ciò che sa, penso che le conseguenze saranno dirompenti. Bisogna dire, però, che molte cose già si sanno, perchè non dimentichiamoci che il Clan dei Casalesi è stato falcidiato anche dalle collaborazioni, quindi non so quanto in più potrà aggiungere. Però se parlerà potrà aggiungere un pezzo che riguarda soprattutto le relazioni esterne al mondo criminale quindi i rapporti con le imprese, la politica.
D: Sono in molti a tremare in questo momento?
R: Sicuramente, anche se io sono sempre cauto, perchè in alcuni casi queste collaborazioni hanno sortito l'effetto montagna-topolino, le potenzialità sono enormi, ma, poi bisogna vedere la reale portata delle dichiarazioni.
D: Per 26 anni ha scelto di custodire i segreti del clan perché, secondo lei invece, oggi ha deciso di collaborare con la giustizia?
R: A me sorprende questa collaborazione e non me la spiego, però mi auguro che lui possa rivelare cose che ci consentano di leggere meglio quello che è accaduto in questi anni. Quando si pente qualcuno del calibro di Schiavone è sempre una grande notizia e non voglio in nessun modo minimizzare.
D: Sentiamo dire che la camorra di oggi, non è più quella degli anni 80 e 90. E’ davvero così?
R: Quegli anni sono alle spalle, intanto perchè molti risultati sul piano repressivo sono stati ottenuti, però è anche cambiato tutto anche perchè la camorra è diventata anche altro: è diventata impresa, è più invisibile e spara di meno. Quelli che ancora sparano sono delinquenti, più o meno organizzati, che non hanno niente a che vedere con le organizzazioni che abbiamo conosciuto negli anni passati. E' peggiorata la qualità dei camorristi, prima si aveva a che fare con personaggi di alto livello, oggi, invece, siamo di fronte a clan non strutturati come potevano essere i Casalesi, infatti se tu pensi ai boss di oggi probabilmente non ti viene in mente nessuno.
D: E allora chi comanda adesso?
R: Chi sono i capi? E' difficile perchè non ci sono più veri boss.
D: Allora si potrebbe dire che Francesco Schiavone è stato l'ultimo capo della camorra?
R: L'ultimo non lo so, ce ne sono ancora altri, ma sicuramente è stato uno di quelli che hanno fatto la storia della camorra perchè ha trasformato una zona depressa come quella del casertano e ha creato un'organizzazione con ramificazioni internazionali. Ci ha sorpreso anche con questo pentimento.
D: Il suo pentimento può essere considerata una vittoria dello Stato?
R: In questi casi non vince mai nessuno, perchè Schiavone da camorrista ha fatto quello che voleva. Teoricamente ha vinto lui, perchè lo hanno fatto diventare Francesco Schiavone "Sandokan", in un altro stato non sarebbe mai diventato "Sandokan".