Che fine ha fatto il "mostro di Nantes"? È stato ritrovato o è ancora in libertà? Sono in tanti a chiederselo, ripensando alla storia che l'ha reso famoso. Una storia di violenza e di morte, iniziata nell'aprile del 2011 nella Loira Atlantica, nella zona Ovest della Francia, e per certi versi mai conclusasi. Per raccontarla dobbiamo fare un passo indietro.
Tutto iniziò il 21 aprile del 2011 quando, nel giardino dell'abitazione Dupont, a Nantes, la polizia francese scoprì i corpi senza vita di Agnès Hodanger, 48 anni, dei quattro figli Arthur, Thomas, Anne e Benoît e dei due labrador di famiglia. Tutti presentavano delle ferite da arma da fuoco: stando all'autopsia, erano stati uccisi con una carabina 22 Long Rifle fra il 3 e il 5 di aprile.
Si trattava della stessa pistola a canna lunga che il capofamiglia Xavier Dupont de Ligonnès aveva ereditato dal padre, morto nel mese di gennaio. Per questo i sospetti si concentrarono immediatamente su di lui, che però risultava scomparso. Nato il 9 gennaio del 1961, Dupont discendeva da una dinastia aristocratica e nelle settimane precedenti allo sterminio della sua famiglia aveva messo in giro la voce che presto si sarebbero trasferiti in Australia, rescindendo anche il loro contratto d'affitto.
Analizzando i filmati delle telecamere di videosorveglianza della città si scoprì che il 14 aprile si era recato a un bancomat per ritirare del denaro; la sua auto, una Citroen C5, era stata trovata qualche giorno dopo nel Sud della Francia. L'ipotesi era che si fosse suicidato oppure che fosse scappato. Che fine abbia fatto, in realtà, non si è mai capito.
A ormai tredici anni dai fatti l'uomo risulta, infatti, ancora irreperibile: gli agenti si erano convinti di averlo preso quando, nell'ottobre del 2019, avevano fermato un tipo che sembrava somigliargli all'areoporto di Glasgow, in Inghilterra, ma l'esame del Dna aveva smentito la notizia, che anche in Italia era stata riportata da molti giornali.
È delle scorse ore la notizia secondo la quale una donna avrebbe riferito agli inquirenti di aver avvistato il "mostro" a Montferrand-le-Château, dove c'è una comunità delle suore domenicane di Betania, fondata nel diciannovesimo secolo da frate Lataste. A riportarlo è il quotidiano locale L'Est Républicain, secondo cui sulla segnalazione sarebbe stata aperta un'indagine.
La pista "religiosa" era già stata avanzata: in passato erano stati effettuati dei sopralluoghi in un monastero in cui si pensava che l'uomo potesse aver trovato rifugio, ma senza successo. Qualcuno aveva riferito di averlo visto nel corso di una celebrazione. Se possa essere lui sarà chiarito da chi di dovere.
La sorella, intanto, ha pubblicato un libro dal titolo Xavier mon frère, présumé innocent, una sorta di contro-inchiesta in cui fa appello alla presunzione d'innocenza, provando a dimostrare che, al di là dei sospetti, contro l'uomo non ci sono prove. Stando a quanto avrebbe dichiarato in alcune interviste (lo riporta il sito BFMTV), secondo lei Xavier sarebbe ancora vivo e il ritrovamento dei corpi dei familiari una "messinscena".
Il suo caso sconvolse l'opinione pubblica internazionale, che ancora lo ricorda, come ricorda quello di Jean-Claude Romand che, sempre in Francia, uccise la moglie, i figli e i suoi genitori dopo una vita trascorsa a mentire. La sua storia ha ispirato il libro true-crime L'Avversario dell'autore francese Emmanuel Carrère (edito in Italia da Adelphi), che ha riscosso un grande successo di pubblico.