Cos'è il virus B? C’è grande apprensione dopo il contagio da parte di un abitante della città di Hong Kong dopo essere stato morso da una scimmia.
Sembra infatti che l’uomo, lo scorso febbraio, fosse in visita al Kam Shan Country Park di Hong Kong. Una volta avvertito febbre alta e problemi cognitivi, il 21 marzo si è perciò recato all’ospedale Yan Chai della stessa città dove l’équipe medica ha confermato la positività al virus B.
La notizia è stata diffusa dal Centro per la protezione della salute (Chp) cinese, che ha anche spiegato in questo momento l’uomo è ricoverato nel reparto di terapia intensiva in condizioni critiche per la sua sopravvivenza.
Come si trasferisce questo virus e come si riconoscono i sintomi?
Scientificamente noto come Herpesvirus simiae, il virus B si trova frequentemente nelle urine, nelle feci e nella saliva delle scimmie, ed in particolar modo dei macachi.
Ciò fa sì che sia molto probabile per l’uomo venirne a contatto. In linea teorica infatti la trasmissione potrebbe avvenire anche solo a causa di graffi o morsi da parte di un primate infetto. È altrettanto rischioso toccare occhi, naso e bocca della stessa scimmia.
Secondo la ricerca scientifica la trasmissione da uomo a uomo sarebbe invece molto difficile. Difficile ma non impossibile. Gli esperti del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), con sede principale ad Atlanta, negli Stati Uniti, hanno già pubblicato le prove di un contagio di virus B da persona a persona.
Le statistiche invece indicano in circa 50 casi di trasmissione dalle scimmie, dal primo episodio mai documentato e relativo al 1932. Il basso numero di infezioni sarebbe però legato alla non frequenza con cui umani e scimmie entrano tra loro in contatto, piuttosto che alla scarsa potenza del virus.
Una volta contratto il virus B questo ha effetti molto pericolosi per il sistema umano. Ben 21 dei 50 casi già citati sono infatti stati fatali. La maggior parte di essi erano ricercatori che studiavano a diretto contatto con i macachi.
Una volta contratto il virus B, l’organismo umano diviene soggetto a gravi conseguenze. Si possono infatti manifestare importanti danni cerebrali e senza un opportuno e immediato trattamento il rischio di decesso è molto alto.
Il virus B ha un lungo periodo di incubazione. I primi sintomi si verificano anche a 30 giorni dal momento del contatto diretto con le feci o le mucose della scimmia o ad un suo morso.
Il soggetto manifesta inizialmente un profondo stato febbrile, brividi, dolore e spossatezza muscolare e intenso mal di testa. In un primo momento i sintomi appaiono dunque del tutto simili a quelli di un’influenza stagionale. Non è poi raro che appaiano vescicole intorno alla ferita dovuta all’eventuale morso o graffio da parte della scimmia.
Nell’evoluzione della patologia, il paziente presenta difficoltà respiratorie, nausea e vomito. Quando poi non si arresta l’espansione del virus, questo produce encefalite e grave infiammazione del midollo spinale. Ciò causa danni al sistema nervoso e cerebrale irreversibili. Se non si interviene in tempo, l’infezione porta alla morte.
La diagnosi precoce è essenziale per la sopravvivenza del paziente. Qualora infatti si sospetti di un caso di infezione di virus B, anche a causa di un contatto diretto con un primate, è necessario condurre analisi dettagliate e test diagnostici per confermare la positività.
Per quanto riguarda il trattamento terapeutico è risultato efficace la somministrazione di medicinali antivirali di tipo acicloguanosinico, già usati per la cura contro l’herpes simplex virus e la varicella. Intervenire con una terapia farmaceutica impedisce la diffusione del virus B e previene i danni neurologici di tipo permanente.
Il tasso di mortalità è comunque molto alto. Per questo motivo è necessario usare particolari dispositivi di protezione individuale se si entra in contatto soprattutto con i macachi.