E' ora di parlare di lavoro, di festeggiare, ma anche di ricordare. Il concertone del primo maggio, avvolto dalla vivacità della folla riunita a Roma, al Circo Massimo, sotto gli ombrelli e la pioggia incessante, si è rivelato un grande punto di partenza per indurre tutti gli spettatori a riflettere.
Proprio come avevano già fatto durante il festival di Sanremo, Stefano Massini e Paolo Jannacci, si sono esibiti sul palco con il brano "L'uomo nel lampo", un profondo viaggio intimo nel tema, sempre più preoccupante, dei morti sul lavoro in Italia.
Durante l'intervista post-concerto, entrambi gli artisti hanno discusso ancora una volta l'argomento con l'inviato di Tag24.it, Thomas Cardinali e Massini ha fatto riferimento all'impossibilità di potersi dichiarare liberamente antifascisti nel nostro paese. Un paradosso, sottolinea, se si pensa alla storia dell'Italia contemporanea.
L'allusione è nata dopo il monologo di Massini sulle morti sul lavoro e la stoccata decisa che riguarda la parola antifascista. Sul palco, infatti, lo scrittore aveva dichiarato:
Ha continuato specificando perché ha deciso proprio di utilizzare questa parola un po' "storpiata":
D: Sul palco hai usato la parola antifascismo? (Riferendosi a Massini, ndr.)
R: Antisfascismo perché antifascismo crea dei problemi oggi dirlo. La repubblica è fondata dagli antifascisti però non puoi dire che sei antifascista. E’ come essere un vegetariano e dire che non si possono citare le zucchine, i pomodori e le carote. Ma questa è la bellezza dell'Italia siamo dentro un grande paradosso.
Si dovrebbe lavorare per vivere e non per morire, a ricordarlo sono stati tutti gli artisti presenti al concerto ma, in particolare loro due, lo scrittore e il musicista dalla profonda sensibilità, hanno toccato il cuore di tutti i presenti.
D: Stefano, Paolo, quanto è stato emozionante portare proprio nella giornata dedicata al mondo del lavoro e i lavoratori questo brano oggi? C’è stato un altro morto sul lavoro stamattina, sono tre al giorno di media, ormai una carneficina continua, che non accenna a diminuire.
Ha risposto Stefano Massini: È stato molto importante, molto necessario, speriamo che abbia lasciato il segno, l'abbiamo già fatto a Sanremo, lo abbiamo rifatto stasera qua. Abbiamo fiducia che queste 50-60 mila persone che erano qua stasera, che si sommano a tutte quelle che ci stanno ascoltando in televisione, ricevano il messaggio.
La morte sul lavoro è un assurdo, è un assurdo per un paese che giustamente porta scritto nella propria Costituzione di essere una Repubblica fondata sul lavoro, quindi è implicito che morire sul lavoro è inammissibile, soprattutto quando questo passa da una responsabilità di chi dà da lavorare.
E magari pur di vincere l'appalto a bassa cifra, pur di aggiudicarselo, fa lavorare le persone con le mansioni non giuste, con il contratto non giusto, con le dotazioni non giuste, con la formazione non fatta.
E lo scrittore continua a far riflettere sul tema e i sui retroscena che lo contornano:
"Sono pochissimi gli incidenti sul lavoro che sono veramente incidenti. Ogni volta vengono commentati come incidenti e poi si scopre che c'erano delle responsabilità."
Continua Paolo Jannacci: "Sono contento di esserci stato questa sera perché forse abbiamo lanciato un messaggio anche un po' scomodo. La canzone è bellissima, salutiamo anche Maurizio Bassi che è il coautore e Tony Verona che ci ha dato la possibilità di venire qua. Abbiamo forse fatto bene ad entrare con un brano difficile, un brano che non era una hit.
Scopri di più sulla prima esibizione del brano "L'uomo nel lampo".