Non c'è pace per Serena Bortone: procedimento disciplinare aperto dalla Rai in seguito al caso Scurati. La conduttrice e giornalista è stata coinvolta nello scandalo censura a causa del monologo di Scurati per poi essere allontanata dal suo lavoro. Cos'è successo però nelle ultime ore?
"Un provvedimento disciplinare alla Bortone? Su questo aspetto io non ho mai parlato. Stiamo aspettando una relazione e sulla base di questa relazione si valuterà. L'unica certezza che ho è che non c'è stata alcuna censura", così aveva risposto l'AD Roberto Sergio lo scorso 24 aprile in una intervista esclusiva a Tag24 realizzata da Thomas Cardinali a margine della presentazione della mostra su Guglielmo Marconi.
In commissione di Vigilanza Rai della Camera dei deputati l’amministratore delegato ha annunciato di aver avviato un procedimento disciplinare contro la Bortone:
La Rai ha poi inviato un comunicato in cui spiega di aver "inviato una lettera di contestazione disciplinare in riferimento al post pubblicato dalla giornalista sui propri profili social il 20 aprile in merito alla vicenda Scurati".
Nel post incriminato la Bortone aveva svelato sui suoi canali social che l’intervento dello scrittore era stato annullato senza spiegazioni, e aveva poi deciso di leggerlo durante il programma. Ecco cosa aveva scritto:
Come si legge nella nota stampa invece non c'è stato alcun tipo di censura:
Secondo Sergio tutta questa storia ha creato dei danni di reputazione molto grandi per l'azienda, vista l'accusa di censura. In realtà la scelta i non ospitarlo sarebbe stata causata da motivi economici e non editoriali:
Stando ad alcuni rumors svelati dal Corriere della Sera, sembra che Antonio Scurati avesse sottoposto il monologo alla dirigenza di Viale Mazzini. Un testo che i dirigenti avrebbero giudicato troppo di parte durante un momento di campagna elettorale. Per questo motivo, avrebbero proposto a Scurati di esibirsi a titolo gratuito ma lui avrebbe detto di no.
Da qualche tempo Scurati indaga nei suoi libri il periodo fascista e lo stesso aveva fatto l’anno scorso nel libro Fascismo e populismo: Mussolini oggi.