Noi Giuda, al Teatro Parioli fino al 26 maggio, è uno spettacolo dedicato al più ambiguo e controverso personaggio della storia di Gesù: il traditore per eccellenza. Un uomo che è un simbolo, un nome che ha un significato ben preciso: ma Giuda è davvero un traditore?
"Mi sono sempre domandato, fin da ragazzino, che significato avesse il personaggio di Giuda. Ho sempre immaginato che non ci fosse un movente sufficiente perché fosse considerato un traditore - ha spiegato il regista a TAG24.IT - vogliamo raccontare un personaggio storico che si trasforma in un uomo contemporaneo, sia nel modo di parlare che nelle movenze. A Massimo Ghini il monologo è piaciuto subito, e appena abbiamo avuto la possibilità di farlo l'abbiamo fatto. Lo spettacolo sta piacendo tantissimo, spero avrà una sua vita."
15 maggio 2024, Teatro Parioli: una fotografia scattata alla fine dello spettacolo
Persone, icone, storie, la quantità di simboli che ci circondano sono diversi. La stessa reputazione è fondata su azioni, gesti, che nel tempo acquistano un valore simbolico. "Indipendentemente dal bacio, e da altre dinamiche, la reputazione di Giuda è di traditore perché rifiuta Gesù - ha aggiunto Longoni - se andiamo a cercare le motivazioni, e capire cos'abbia veramente fatto, scopriamo che ha portato una marmaglia di persona ad arrestare Gesù, nel posto in cui si trovava a riposare con gli apostoli, ma lo sapevano tutti dov’era. Non c’era bisogno di arrivare a parlare del tradimento di Giuda. C’è anche il rovescio della medaglia: nel Vangelo di Giuda si dice che è Gesù che chiede di tradirlo."
"La reputazione non è vera mai, sia in positivo che negativo. Se una persona pensa qualcosa di te, in bene o in male, non saprà mai se è vero o no finché di mezzo non c'è vera e profonda conoscenza. La reputazione è appresa da altri, e attraverso gli altri faccio mio il giudizio su una persona: è atroce. Non dobbiamo accontentarci della prima versione delle cose, questo è un insegnamento che dovremmo apprendere nella vita quotidiana - ha fatto notare il regista Angelo Longoni - basta pensare che le cose siano bianche, o nere, e che quello che recepiamo sia l’unico elemento di una considerazione. Con Noi Giuda voglio portare gli spettatori a ragionare. Dico sempre alle mie figlie di non credere a quello che dicono gli altri, non accettare giudizi preconfezionati. I giovani sono molto inclini alla non riflessione."
E' più facile scindere un atomo che abolire un pregiudizio, diceva bene Albert Einstein. I pregiudizi, come le fake news, alimentano credenze infondate e irreali, ma subconsce. E il caso di Giuda è soltanto il più conosciuto dalla notte dei tempi. "Viviamo in un mondo binario: bianco e nero, uno, due, zero, uno. Non si è predisposti all’approfondimento, ma soltanto all’apprendimento conforme - ha sottolineato il regista - dinamiche che vediamo in politica, dove le accuse di una parte sull’altra sono riferite ad azioni già commesse: si accusa di furto dopo che è già avvenuto, spesso è una messa in scena, una trappola nella quale stiamo cadendo. Abbiamo vissuto una Seconda Repubblica dove il principale attore politico ha giocato la sua fortuna sulla paura dei comunisti. Sono decenni che non vedo comunisti in giro. Adesso si sta facendo la stessa cosa coi fascisti, io fascisti in giro non ne vedo. E’ una semplificazione quasi facile da comprendere."
Da sempre bello, Massimo Ghini, col cambio abito diventa bello al quadrato. Noi Giuda comincia con un uomo che parla avvolto in una tunica, e che subito dopo appare in smocking. "Il Giuda antico si impossessa del corpo del povero attore. Molti degli spettatori fanno notare di non conoscere le informazioni che apprendono durante lo spettacolo. Le apprendono col sorriso. Grazie allo spettacolo capiamo perché il protagonista sia considerato un traditore: i trenta denari, la rivolta politica, mi sembrano elementi poco credibili, rimane il valore simbolico dell’uomo che non comprende l’operato di Gesù, e lo tradisce."
15 maggio 2024, Teatro Parioli: Massimo Ghini
"Ho avuto un’infanzia molto segnata dalla religione: oratorio, messa, comunione, cresima. Ho accettato nella prima parte della mia vita i dogmi, piano piano mi sono allontanato dalla religione, e poi mi sono riavvicinato e ho capito che il simbolo, come nella psicanalisi, come nella cultura, nella mitologia è tutto. Anche le parabole sono simboli, un modo per far passare concetti più chiari, come anche nelle fiabe dei bambini, i sogni nella psicanalisi. Non è uno spettacolo sul Cristianesimo. Mi piace chiamarlo Cristianesimo e non Cattolicesimo."
"Ad un romanzo, tradotto in altre lingue, su Modigliani - si è congedato Longoni - sono attratto da personaggi eccellenti della storia e della cultura italiana."