Elezioni europee, l’astensionismo si preannuncia a livelli storici. Allo stesso tempo, però, sono tanti gli italiani che non rinunceranno a votare e che vorrebbero convincere i più scettici a farlo. Il tutto, comunque, non senza uno sguardo critico verso l’Unione Europea.
Non manca chi afferma di non sentirsi rappresentato dai partiti e che quindi non si recherà alle urne europee, contribuendo all'astensionismo. Così come chi invece parla di programmi politici poco chiari o comprensibili, che rendono una eventuale scelta ancora più complessa.
Dall’altra parte della barricata, però, c’è chi non si tira indietro e vorrebbe che nemmeno i propri coetanei lo facessero, come raccontano due ragazze: Sono europeista e penso che noi giovani dovremmo tutti votare perché è nostro dovere. E non ci possiamo fidare solo di genitori e nonni. Anche perché, continuano: Se non si vota poi lamentarsi è inutile.
Manca l’informazione. Ad oggi il Parlamento Europeo è forse anche più importante di quello nazionale, eppure non se ne parla, recrimina qualcuno. Molti giovani non si interessano alla politica anche perché c’è molta disinformazione, fa notare invece un ragazzo.
C’è una scarsa comunicazione sul perché andare a votare e sul perché queste elezioni sono molto importanti per il nostro futuro, aggiunge qualcun altro, rimarcando ancora una volta la problematica legata a un’informazione che agli occhi dei più latita.
C’è da notare, in ogni caso, che anche chi assicura che andrà a votare lo farà con un approccio critico nei confronti dell’Unione Europea e della politica.
C’è chi non si sente rappresentato da un’Europa che non dà le risposte che si aspetta la cittadinanza, ipotizza qualcuno. E poi ancora: C’è un disinteresse nei confronti della politica che non risponde alle esigenze soprattutto dei giovani.
Un tema ricorrente è quello di un’Europa percepita come lontana rispetto ai cittadini: Occorre più comunicazione degli interessi del nostro Paese all’interno della Comunità Europea. Concordano in molti: Troppe promesse: un’Europa che non rispetta le esigenze degli italiani.
Insomma, il rischio che l'astensionismo arrivi effettivamente a quota 50% non va sottovalutato. Tra chi si sente deluso o poco rappresentato dalla politica comunitaria, e tra chi andrà al mare, scherza qualcuno. Allo stesso tempo, però, sembra che in tanti abbiano capito che per cambiare davvero le cose bisognerà recarsi alle urne. Resta ora da vedere quale sarà il verdetto sull'affluenza del prossimo 8 e 9 giugno.