Nove mesi di guerra in Medio Oriente, di dibattiti sulla storia di Israele e sul conflitto che va avanti con la Palestina da quasi ottant'anni: la presidente dell'associazione Assopace Palestina Luisa Morgantini ha parlato a Tag24 di quello che sta succedendo e del futuro di quest'area geografica segnata da continue violenze.
Alla domanda se quello in corso in Israele sia considerabile un genocidio, Morgantini risponde che i segnali per poterlo definire tale sono sotto gli occhi di tutti: basti pensare al recente attacco a Rafah e ai quasi 40mila morti dall'inizio del conflitto.
Dal 7 ottobre è passato quasi un anno ed ancora non sembrano esserci spiragli per una tregua tra le due parti in conflitto. Gran parte dell'Occidente è passata dall'appoggio quasi incondizionato a Netanyahu a condannare le azioni delle Israeli Defense Forces nella Striscia di Gaza. Ad oggi Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto lo Stato palestinese e le Nazioni Unite hanno ribadito più volte che il premier israeliano dovrebbe lavorare ad un accordo di pace.
Nel frattempo i segni della guerra si vedono nella popolazione. Tanti palestinesi sono costretti a vivere come profughi, ormai quasi rassegnati ai bombardamenti quotidiani dell'esercito di Tel Aviv, mentre molti cittadini israeliani sono stanchi del conflitto e della situazione che riguarda gli ostaggi rapiti da Hamas che si trovano nella Striscia da ormai nove mesi.
La presidente di Assopace Palestina Luisa Morgantini ha parlato di questo anno difficile per il Medio Oriente e delle prospettive di pace e di un accordo tra le parti che sembrano molto lontani. Secondo l'ex vicepresidente del Parlamento Europeo in questo momento è necessario lavorare per la coesistenza. Un'impresa difficile ma alla quale non si può - né si deve - rinunciare.
D: In tanti denunciano il fatto che sia in corso un vero e proprio genocidio ai danni del popolo palestinese. Cosa ne pensa?
R: "Penso che possiamo parlare di genocidio nei territori palestinesi, lo dice anche la Corte Penale Internazionale e lo vediamo sotto i nostri occhi. Quasi 40mila persone sono state uccise, tra queste ci sono 14mila bambini. E si evince che è un genocidio soprattutto dalle dichiarazioni dei vertici politici israeliani"
D: In che senso?
R: "Pensiamo alle parole di Netanyahu, dice che vanno schiacciati tutti. Anche il presidente Herzog ha detto che non c'è nemmeno un innocente a Gaza...noi invece vediamo bambini, donne ed uomini massacrati. Il genocidio è anche farli morire di fame, è una pulizia etnica e Israele sta avendo un atteggiamento tribale. Ci sono ministri messianici ed estremisti nella Knesset ai quali Netanyahu si affida. Il disegno è ben preciso: una pulizia etnica, cacciando più palestinesi possibili da quella terra appropriandosene come hanno sempre fatto nella loro storia."
D: La presenza dell'estrema destra nella Knesset ha alzato il livello del conflitto?
R: "Sicuramente sì ma soprattutto ha 'tolto la maschera' ad una politica che già seguiva questa linea. Non si possono mica dimenticare i vari bombardamenti fatti da Gantz che oggi è all'opposizione, alle elezioni si presentò come 'quello che ha tenuto duro su Gaza'. Dopo Rabin ogni possibilità di pace è sfocata, Netanyahu non ha mai sostenuto la formazione dello Stato di Palestina. In questi decenni in Israele si è formata una leadership messianica e oggi i coloni sono aumentati".
"I messianici hanno determinato il genocidio che avviene nella Striscia di Gaza. I coloni terrorizzano i palestinesi nei villaggi fino a cacciarli, sono stati evacuati centinaia e centinaia di pastori dalle loro terre. Il ministro Ben Gvir ha dato armi ai coloni e dal 7 ottobre sono state uccise ed arrestate tantissime persone, chi è in carcere viene trattato malissimo. La forte presenza di soggetti del genere nella Knesset ha solo rivelato le ambizioni della destra israeliana: l'obiettivo come sempre sono le terre, al di là di motivazioni politiche e religiose".
D: E le organizzazioni internazionali?
R: "Le Nazioni Unite sono state tacciate di essere amiche dei terroristi, una risposta vergognosa da Tel Aviv. Israele si considera sempre al di sopra della legge. Biden ora invoca il cessate il fuoco ma vende armi al governo israeliano".
D: Gli israeliani cosa pensano?
R: "Per fortuna all'interno di Israele non tutti pensano che quella terra gli spetti per diritto divino, bisogna dare voce a queste persone. Molti soldati raccontano di quello che avviene a Gaza e in Cisgiordania, così come ci sono genitori che raccontano della morte dei loro figli".
"In tanti dicono basta a questa violenza, in tanti dicono che la morte di un bambino palestinese è uguale a quella di un bambino israeliano e riconoscono la simmetria delle posizioni: sanno che Israele occupa la terra palestinese e non il contrario. Israele è riconosciuto come uno Stato razzista, i nostri governanti non capiscono e difendono quello che è definito il baluardo dell'Occidente in Medio Oriente. Peccato che il baluardo applichi politiche coloniali."
D: Quale soluzione è auspicabile per tutto questo?
R: "Dovrebbero rispondere i palestinesi ma non possono mai decidere da soli perché sono sempre sotto ricatto. Io non credo ad uno Stato nazione e ritengo che il nazionalismo sia pericoloso, mi auguro che tutti al di là delle loro differenze possano coesistere ma è difficile pensarlo quando una parte vuole l'annientamento dell'altra. La Comunità internazionale potrebbe fare molto: l'Europa ad esempio dovrebbe sospendere gli accordi con Israele, non si possono dare armi per proseguire questa strage. Siamo complici di quello che sta succedendo."
D: Come vede il riconoscimento di alcuni Stati e come commenta la posizione italiana?
R: "È una vergogna. Soprattutto se si pensa che in passato furono gli italiani con Andreotti e Craxi a scegliere a Venezia 'due popoli, due Stati'. L'Italia esita e sostiene Israele. L'Europa deve capire che è un piccolo nucleo in un contesto globale che riconosce la Palestina. Io penso che l'Italia dovrebbe riconoscere la Palestina, ripristinare gli aiuti all'Unrwa e sanzionare Israele. Le persone vedono quello che succede e sanno che è colpa di Israele e di un Occidente ipocrita che non ha ancora imparato che la democrazia non si esporta ma si costruisce."
D: Per quanto riguarda Hamas? Quanto questo soggetto potrebbe essere un pericolo per il futuro?
R: "La Palestina era nota per essere laica, basta conoscere la storia. I palestinesi dopo Oslo non hanno visto libertà e possibilità di scelta per il futuro, Hamas è una forza nazionale che ha fatto anche prima del 7 ottobre azioni terroristiche, basti pensare alla Seconda intifada. Va detto che Hamas è una forza con la quale bisognerà fare i conti e che si dimostra anche più flessibile nell'accettare la tregua rispetto a Netanyahu."
"Il voto nel 2006 ad Hamas da parte dei palestinesi è stato secondo me un voto di protesta e tra i principali finanziatori di questo movimento c'è anche Netanyahu che nel 2019 al congresso di Likud disse che Hamas era strategico per Israele per distruggere l'Autorità Palestinese. Da una parte Israele bombardava per poi far entrare i soldi del Qatar...io non dico che Hamas è controllato da Tel Aviv: è una forza autonoma, sulla quale però hanno giocato tanto. La speranza per il futuro è di un governo di unità nazionale".