Dieci anni fa, Matteo Renzi, in occasione delle elezioni europee del 2014, da segretario del Partito Democratico, festeggiava il 40,8% dei consensi: un vero e proprio record. Ora, in vista della riapertura delle urne continentali, sabato e domenica prossima, ha l'obiettivo, assieme a Più Europa di Emma Bonino, i Radicali Italiani di Matteo Hallisey, il Partito Socialista, i LibDem e Italia C'è, di superare con la lista Stati Uniti d'Europa la soglia di sbarramento del 4%. Secondo gli ultimi sondaggi che si sono potuti rendere pubblici, il target è alla portata. Ma l'ex premier, nel giorno del comizio di chiusura della campagna elettorale, ha la tensione del giocatore alla vigilia di una partita aperta a ogni risultato.
Nelle ultime battute di campagna elettorale, Matteo Renzi si affida all'uomo che ha sempre costituito uno dei suoi vanti politici maggiori: Mario Draghi. L'ex presidente della Bce subentrò nel febbraio 2021 al secondo Governo Conte (tant'è che il leader del Movimento Cinque Stelle non lo rimpiange) con una manovra di palazzo di cui il leader di Italia Viva si è sempre vantato. Ma oggi, alla vigilia del voto europeo, perché lo evoca? Ai microfoni di Tag24.it, ha spiegato:
In Europa, Renzi e Stati Uniti d'Europa confluirebbero nel gruppo Renew Europe. Ma farebbe una maggioranza con i conservatori di Giorgia Meloni? Ecco la risposta: