Serena Bortone, collega - RAI - di carattere e dalle idee di ferro, incassa una riduzione della visibilità dai palinsesti dell'azienda di Stato. E' soltanto l'ultima punizione, sul posto di lavoro, che la cronaca racconta: chissà quante altre storie di disobbedienza non conosciamo! Disobbedire. Uscire dalla zona di comfort. Rischiare. Si può soltanto se si ha una certa forza d'animo: c'è chi riesce, e chi no. Al di là di tutto il tema delle punizioni ricorda il rapporto docente-studente, genitori figli. Non si svolgono i compiti? Sarà assegnato un brutto voto, e speriamo non l'etichetta di somaro! Non hai rispettato il volere della mamma, o del papà? Ti tolgono la paghetta, o la playstation.
Punire per educare: dinamica vecchia quanto il mondo, momento di imbarazzo, vergogna e debolezza, noto a tutti. Quanti, dalle punizioni, ne sono usciti più forti? Davvero s'impara soltanto dopo aver trascorso del tempo sui ceci, in ginocchio, nell'angolo della classe, mentre gli altri tentano di schernire in tutti i modi? E' vero che dal secolo scorso dovremmo recuperare pratiche di rispetto, e del bonne education, a patto che siano efficaci e funzionali alla causa!
"Personalmente ritengo che le 'punizioni' non si debbano adottare neanche con i figli, perché non producono gli effetti desiderati. Le reputo un modo coercitivo di imporre il proprio modo di essere, a dispetto della libertà e della dignità dell’altro - ha sottolineato l'esperta Maria Tinto, durante l'intervista in esclusiva a TAG24 - specialmente in ambito lavorativo, ha poco senso infliggere una punizione, se non quello di stabilire un esercizio di potere, che produce, il più delle volte, risentimento e demotivazione."
"Difficilmente possono migliorare le prestazioni lavorative, anzi non sentendosi apprezzato ma criticato, ostacolato e addirittura punito, il lavoratore adotterà una 'difesa' emotiva distanziandosi dal contesto attivo sempre di più. Tutto ciò a detrimento della produttività e della qualità del suo lavoro, specialmente quando la punizione è considerata inappropriata e vessatoria nei suoi confronti."
"La 'punizione' è cosa ben diversa dal ricevere un rifiuto, specialmente se la richiesta è ritenuta eccessiva e inappropriata. I 'no non aiutano a crescere in ambito lavorativo, producono disinteresse, svalutano 'l’operato del lavoratore - ha aggiunto l'autrice de I bambini non nascono cattivi - certamente di pende dai contesti, ma in linea di massima un 'no' ricevuto dal superiore gerarchico, ferisce molto più di una critica."
"Tutti abbiamo bisogno di ricevere gratificazioni in quello che facciamo, del resto la nostra identità sociale dipende dal riconoscimento degli altri. E’ chiaro che un ambiente svalutante mina la nostra autostima, e influenza il rapporto che abbiamo con gli altri. Sentirsi svalutati e non considerati al lavoro, produce affetti anche nella sfera personale, perché inibisce il morale e, in molti casi crea uno stato depressivo anche importante, fino a poter diventare invalidante - ha detto Maria Tinto - ma, soprattutto dal punto di vista lavorativo, non migliora la produttività, e questo le grandi Aziende lo hanno imparato bene; infatti, negli ultimi decenni, la politica aziendale delle grandi imprese produttive, è nettamente cambiata, si tende ad incentivare l’autostima del lavoratore, non solo alimentando le sue capacità ma anche facendo emergere le sue potenzialità, in linea con i risultati della produzione."
"L’esposizione pubblica, poco piacevole, potrebbe anche accrescere la sua autostima, e rafforzare i principi e le idee in cui crede, e che la contraddistinguono. Fare giornalismo in modo chiaro e soprattutto libero, è un modo per onorare la memoria dei tanti giornalisti che hanno perso la vita facendo questo mestiere. E’ da tutti? Certamente non lo è - ha fatto notare la Tinto - ma del resto l’omologazione non ha mai prodotto eccellenza, solo mediocrità."
"La nostra cultura non è libera. Tutto è politica. E la politica si sa, orienta e gestisce le masse, per i propri scopi. L’informazione è 'il mezzo di potere' per eccellenza, usato e talvolta abusato da chi fa politica. Orientare e gestire le masse non si combina con lealtà e verità, più funzionale risulta essere la menzogna e la mistificazione. Non obbedire alle logiche di asservimento, vuol dire non avere paura - ha spiegato la psicoterapeuta e scrittrice - per la politica chi non ha paura è da temere, perché non è gestibile. Non avere paura è certamente un valore che si aggiunge alla vita di tutti noi."
"La risonanza mediatica espone al giudizio della massa, ma rende onore alla nostra verità, che non può essere celata, come invece succede in tanti contesti. Purtroppo, ci sono luoghi dove chi esprime un dissenso viene addirittura costretto a lasciare il lavoro, e gli organismi che un tempo proteggevano i lavoratori sono stati, per molti aspetti, messi a tacere o resi obbedienti, questo è disonorevole per la dignità del Lavoro, ed è ciò che accade - si è congedata Maria Tinto - nonostante la nostra Costituzione sostenga il contrario."