Secondo alcune proiezioni, le elezioni Europee di oggi 8 e domani 9 giugno 2024 rischiano di far segnare all'Italia un nuovo record negativo sul fronte della partecipazione popolare al voto. Stando alle stime più pessimistiche, addirittura si rischia di non arrivare al 50% di aventi diritto in cabina elettorale. E' un trend che si trascina da tempo, in realtà: basti pensare che, sempre a proposito di Europee, la prima volta che gli italiani furono chiamati al voto, nel 1979, lo fecero per l'85,7% dei casi. Nel 1994, la percentuale già era scesa al 73,6%. L'ultima volta, nel 2019, si è fermata al 54,5%: oltre trenta punti percentuali sotto la soglia di quarant'anni prima.
Le cause dell'astensionismo sono di sicuro molteplici. Resta il fatto che l'argomentazione "non vado perché il mio voto non vale niente", numeri alla mano, soprattutto in tempi bipolari come questi, non regge. Spesso, la storia si è fatta (e si fa) per una manciata di voti: dal 2 giugno 1946 l'Italia è una Repubblica anziché una monarchia perché votarono in tal senso 12.718.641 persone contro i 10.718.502 che volevano ancora un Re. In tempi molto più recenti, nel 2016, l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea fu determinato dallo scarto che passa tra 16.141.241 e 17.410.742: meno di un milione. Insomma, se l'astensionismo ha una ragione d'essere, deve cercarlo altrove. A spiegarlo a Tag24.it è Esmeralda Moretti, romana di 23 anni, triennale in Sapienza, studentessa di filosofia politica ed economia a Tor Vergata, 60 mila followers su Instagram che la seguono per le sue pillole di filosofia. L'altro giorno, ha pensato di postare un video proprio per spiegare le origini storiche e filosofiche dell'astensionismo. Magari, se a vederlo sarà anche chi è salito sull'Aventino, attraverso il dialogo e rifuggendo le polarizzazioni, sarà portato a rivedere la sua posizione.
D Esmeralda Moretti, chi l'ha fatta appassionare così tanto alla filosofia?
R "Un professore al liceo classico di Palestrina, Alberto Iacovacci".
D Come fece?
R "Mi iscrisse alle Olimpiadi di filosofia, io nemmeno sapevo della loro esistenza. Fu una bella esperienza, al quinto anno arrivai alla fase nazionale".
D A proposito del video sull'astensionismo: l'ha iniziato dicendo che quelli di politica non li vede quasi nessuno. Più astensionismo di così...
R "Spesso c'entrano anche le politiche che adotta Meta. Recentemente, Instagram ha ribadito che i contenuti politici sarebbero stati resi visibili in maniera molto minore rispetto agli altri".
D Quindi è tanto più difficile utilizzare i social come fa lei.
"Spesso Meta arriva a censurare anche solo per delle specifiche parole. E Instagram, a un certo punto, ha limitato fortemente l'accesso a contenuti politici a meno che non sia il singolo utente ad andare a sbloccare la specifica opzione nel suo profilo".
D Come è nato il video sull'astensionismo?
R "Parlando con Simone Gavazzi, un altro divulgatore mio amico che opera sul canale Penshare: abbiamo convenuto che spesso i contenuti che si mettono sui social per invogliare le persone ad andare a votare sono controproducenti".
D Come mai?
R "Molte persone non votano, ma non per menefreghismo. Ma perché hanno ragioni reali, portano argomentazioni valide alla loro scelta. Ora: io non le condivido. Ma ho pensato che riconoscerne una legittimità anche dal punto di vista storico-filosofico e cominciare a parlarne può portare le persone finalmente a dialogare anziché a polarizzarsi".
D Eppure sono proprio i social a estremizzare questo modo di fare.
R "E' vero. Ma dire 'così è giusto' e 'così è sbagliato' è controproducente perché non crea dialogo, ma solo steccati invalicabili: una cosa che non serve. E' solo dal confronto che scaturiscono crescita e cambiamento".
D Giorgio Gaber cantava "libertà è partecipazione".
R "Certo. Ma si può partecipare alla vita politica in molti modi. Talvolta, anche non andando alle urne come atto di protesta. Io li rispetto tutti".
D L'età media dei 788 candidati italiani all'europarlamento è di 52 anni. Solo il 3,5% è under trenta. Per questo soprattutto i giovani non votano?
R "In realtà, io, nella mia community social, vivo una particolarità: quando ho lanciato il sondaggio per sapere chi andava a votare, ha risposto sì l'80%".
D Una bolla.
R "Certo: di sicuro non rispecchia la realtà nè italiana, nè europea. Coloro che mi seguono sono persone già interessate a certi temi. Ma, detto questo, conosco anche chi, talvolta per disinteresse totale, ma altre volte per ragioni molto valide, non va a votare".
D Ad esempio?
R "Il mio fidanzato: ha la mia stessa età. E ha detto che non andrà a votare. Con argomentazioni che non condivido ma comunque ritengo valide".
D Tipo?
R "La politica si disinteressa ai giovani: è vero. Non parla una lingua per i giovani: è vero. Spesso non considera le proposte dei giovani: altrettanto vero. Per questo non me la sento di criticare chi, soprattutto della mia età, sceglie di non partecipare. Anzi, li capisco".
D In questi giorni, allora, non sta litigando con il suo fidanzato.
R "No, no: io poi sono dell'idea che ognuno possa fare ciò che crede. Ci mancherebbe".
D C'entra il fatto che quasi un candidato su dieci (l'8,6%) a queste elezioni europee è over 70?
R "Credo di sì. Infatti bisognerebbe anche capire come superare questo problema".
D Nel video spiega che l'astensionismo c'è stato fin dai tempi di Socrate. Siamo condannati per sempre a bere questa cicuta?
R "Da un lato può essere anche un atteggiamento di autodifesa, perché può essere considerato pericoloso esporsi. Ma da un altro, bisognerebbe rendersi conto che quasi mai nella storia è stato così facile partecipare alla cosa pubblica. Viviamo in un momento storico eccezionale da questo punto di vista".
D Siamo fortunati e non ne approfittiamo?
R "E' un fatto che ci siano state epoche e contesti storici durante i quali era davvero pericoloso esporsi, tant'è che, come ricordo nel video, Socrate viene condannato a morte per la sua attività politica".
D Allora perché oggi tanti non vanno a votare?
R "Quando qualcosa diventa sicura e scontata fatichiamo poi a riconoscerne il valore".
D Eppure già Churchill riteneva che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme che si sono sperimentate finora.
R "Non lo sappiamo se lo è in assoluto, ma è certo che la democrazia è, ad oggi, il miglior sistema che abbiamo mai inventato. E forse, partire proprio da questa considerazione sarebbe interessante per chi ha deciso di non votare".