14 Jun, 2024 - 12:58

Guerra in Ucraina, Rigvava (co fondatrice Comunità Russi Liberi): "Da sempre vicini alla comunità di Kiev in Italia, vogliamo la fine del conflitto e la restituzione dei territori invasi"

Guerra in Ucraina, Rigvava (co fondatrice Comunità Russi Liberi): "Da sempre vicini alla comunità di Kiev in Italia, vogliamo la fine del conflitto e la restituzione dei territori invasi"

"Non siamo tutti pro Putin e nemmeno contrari alla libertà dell'Ucraina", questo è il messaggio che arriva da Nataly Rigvava - co fondatrice della Comunità dei Russi Liberi. Dal 2021 questo gruppo di cittadini russi in Italia, accomunato da un forte sentimento di opposizione al regime di Putin, organizza manifestazioni pacifiche. La comunità è nata a Milano tre anni fa ed ha intensificato i propri sforzi dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

La CdRL chiede la fine del conflitto tra Kiev e Mosca e la restituzione dei territori invasi dall'esercito russo dal 2014 ad oggi. Una condizione, spiega Rigvava, che deve essere rispettata poiché è l'unico modo per porre fine ad una guerra che va avanti ormai da più di due anni.

L'intervista a Nataly Rigvava (Comunità dei Russi Liberi)

La Comunità dei Russi Liberi organizza da tre anni manifestazioni pacifiche a Milano ed è animata da diversi valori: è a favore della vittoria dell'Ucraina nella guerra alle condizioni di Kiev senza sacrificare territori, essere ovviamente contro il regime di Putin ed infine la liberazione dei prigionieri politici in Russia.

Il gruppo ha costruito, dopo lo scoppio del conflitto nell'Est Europa, un buon legame con la comunità ucraina in Italia riuscendo a far capire che non tutti i russi sostengono il regime di Mosca e che è possibile costruire insieme qualcosa di diverso.

D: Da chi è composta la vostra comunità?

R: "Siamo per la maggior parte cittadini russi che si sono trasferiti in Italia, alcuni arrivati dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina. Siamo persone che vivono in Italia per scelta nostra o da chi scappa da Putin. Nasciamo nel 2021 dopo l'arresto di Alexei Navalny che era tornato a Mosca dopo essere stato curato a Berlino, all'epoca ci furono manifestazioni spontanee in tutto il mondo."

"La nostra comunità nasce a Milano, molti attivisti sono nelle altre città italiane. Si sono aggregati anche cittadini di altri Paesi che hanno qualcosa in comune con noi".

Lo scoppio della guerra

D: Dallo scoppio del conflitto siete stati sempre in piazza?

R: "Ci sono stati alti e bassi dell'attività. Quando è iniziata nel febbraio del 2022 tanti sono scesi in piazza ed eravamo molti, dopo qualche mese sono diminuite le persone presenti in piazza. A settembre 2022 ci sono state ulteriori mobilitazioni partecipate...adesso siamo sempre in meno."

D: Quale pensate sia la migliore soluzione al conflitto?

R: "Noi vogliamo la vittoria totale dell'Ucraina e il ripristino dei confini del 1991. I territori occupati vanno liberati, ci sono vari modi per raggiungere questo obiettivo: noi pensiamo che il sostegno dell'Occidente all'Ucraina anche con le armi sia importante. Il conflitto non va fermato facendo trattative con Putin: non ci sembra possibile e nemmeno giusto."

La memoria di Navalny

D: Cosa ha fatto la vostra comunità per onorare Navalny?

R: "Si è trattato di un evento inaspettato ma abbiamo reagito subito. Abbiamo fatto una manifestazione in sua memoria a Piazza dei Mercanti a Milano che da sempre ospita le nostre proteste, la sera dell'uccisione - e ci tengo a sottolineare 'uccisione' - sono arrivate tantissime persone di tutte le nazionalità a nostro sostegno. La manifestazione è stata commovente ed è nato il memoriale di Navalny in Piazza dei Mercanti."

"Noi abbiamo lanciato una petizione che ha raggiunto 25mila firme per intitolare la via del consolato russo ad Alexei Navalny. La proposta è arrivata anche in consiglio comunale ma dopo mesi non c'è ancora una risposta...nei giorni successivi abbiamo organizzato un incontro tra politici locali e un politico dissidente russo. Abbiamo continuato nel tempo a onorare la memoria di Navalny."

D: Che storia vi arrivano dalla Russia e da chi vive ancora lì?

R: "L'invasione dura da tre anni ed i nostri cari spesso non possono raccontarci quasi nulla. Chi riesce a venire qui in Italia parlano di una vita che continua normalmente ma si può viaggiare molto meno. Ci si sente maggiormente isolati: prima il mondo era aperto, ora sembra che tutto sia chiuso. La gente ha paura se ha un figlio maschio, temono che possa essere mandato al fronte. Parlare è diventato pericoloso: si viene arrestati anche per commenti sui social."

Il rapporto con la comunità ucraina

D: In che rapporti siete con la comunità ucraina in Italia?

R: "Sono cambiati tanto negli ultimi anni. Quando è iniziata l'invasione su larga scala abbiamo dato tutto il nostro supporto ed è stato anche molto bello, abbiamo mandato aiuti umanitari, fatto raccolte fondi. L'opinione della comunità ucraina purtroppo è cambiata nel tempo e sono diventati più freddi nei nostri confronti: alcuni ci vedevano come nemici a priori. Chi capiva meglio la situazione è stato collaborativo e ci ha permesso di partecipare alle manifestazioni, dall'autunno 2022 per circa sei mesi è stato difficile prendere parte. Oggi siamo presenti gli uni alle manifestazioni degli altri."

"Cerchiamo di collaborare perché il nostro unico nemico è Putin. Dobbiamo essere uniti: gli ucraini subiscono tantissime perdite, capiamo anche l'odio da parte loro ma cerchiamo di spiegare che non tutti i russi sono cattivi e che si può costruire tanto insieme".

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Francesco Fatone
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