21 Jun, 2024 - 20:08

Morte Satnam Singh, Yvan Sagnet (NoCap): “Il caporalato è il male assoluto, lo Stato deve vigilare ma è assente. E non è un caso isolato”

Morte Satnam Singh, Yvan Sagnet (NoCap): “Il caporalato è il male assoluto, lo Stato deve vigilare ma è assente. E non è un caso isolato”

Una morte assurda. Drammatica. L'ennesima tragica morte sul lavoro, anche se la storia di Satnam Singh, il lavoratore agricolo indiano, arrivato in Italia due anni fa in cerca di speranza, ha scosso l'Italia, forse in un modo che nessuno poteva immaginare. Satnam è morto mercoledì 19 giugno, due giorni dopo aver perso il braccio in un macchinario, due giorno dopo essere stato abbandonato in quello stato deprecabile e sanguinante davanti alla propria abitazione.

Come se fosse un sacco, non un uomo, una persona a cui serviva umanità, comprensione e tenerezza. Come se le persone che l'hanno lasciato così, solo con se stesso e la povera moglie, dovessero buttare un sacco della spazzatura. Come se fosse normale tutto questo, quando normale non è anzi, è atroce, colpevole, non umano e ignobile. E quanto è successo, l’atrocità di ciò che accaduto ha attirato l’attenzione di tutta l’Italia ancora una volta sul caporalato e sullo sfruttamento. Tag24 ha intervistato Yvan Sagnet, il fondatore di NO CAP che lotta per contrastare questo fenomeno, per parlare dell’accaduto e della legge 199 contro il caporalato.

L’intervista a Yvan Sagnet sulla morte del bracciante indiano Satnam Singh e sullo sfruttamento

 Una storia di un ragazzo che cercava solo di lavorare, guadagnare qualche soldo e coltivare un sogno. Il suo sogno. Il 31enne Satnam Singh lavorava nell’area agricola dell’agro pontino nella provincia di Latina insieme alla moglie, entrambi senza un contratto regolare. Lunedì 17 giugno, Singh stava preparando le serre per coltivare meloni quando, improvvisamente, è rimasto intrappolato in un macchinario usato per avvolgere la plastica. La forte pressione gli ha provocato la mutilazione di un braccio e la frattura delle gambe. Né il datore di lavoro né i colleghi hanno chiamato i soccorsi.

Il datore di lavoro, Antonello Lovato, ha caricato il lavoratore e la moglie Soni su un furgone e li ha lasciati davanti al cancello della loro abitazione, mentre il braccio amputato era stato appoggiato in una cassetta della frutta. L’uomo è stato trasportato all'ospedale San Camillo con l'elisoccorso ma nonostante diversi interventi non ce l’ha fatta.

Lovato è accusato di omissione di soccorso, violazione delle norme sulla sicurezza e omicidio colposo. Il titolare dell'azienda agricola e padre di Lovato, ha affermato al Tg1 che Singh era stato avvisato di non avvicinarsi al mezzo aggiungendo che ha fatto di testa sua. Una leggerezza costata cara a tutti.

La moglie di Singh, che si trova da tre anni in Italia, sarà tutelata con un permesso di soggiorno per motivi di protezione speciale.

Yvan Sagnet: Ogni situazione è diversa ma questa è veramente agghiacciante

D: Abbiamo appreso la notizia della morte del bracciante indiano Satnam Singh. Che cosa prova quando sente queste notizie?

R: Quello che è successo è veramente terribile. Non è un caso isolato. Purtroppo in Italia ce ne sono quasi tutti i giorni. Solo che non se ne parla e non c'è sempre la possibilità di farli arrivare all'opinione pubblica. Ogni situazione è diversa ma questa è veramente agghiacciante. Si parla di un braccio tagliato messo nella cassetta con cui lo stesso lavoratore raccoglieva frutta e verdura per l'azienda e di una persona che aveva perso molto sangue, che era quasi in fin di vita, che invece di essere soccorsa è stata buttata davanti a casa sua, come se fosse un sacco dell'immondizia. Si tratta del male assoluto. Non è possibile che chi ha commesso questo tipo di reato sia ancora in libertà. Peggio ancora, rilascia interviste dando la colpa allo stesso lavoratore dicendo che è stato imprudente.

La legge contro il caporalato

D: La legge in vigore secondo lei è abbastanza efficace? Cosa bisogna fare di più?

R: È giunto il momento di prendere sul serio la questione dello sfruttamento nel nostro paese. Non possiamo parlare solo di questi temi solo quando scatta il morto come è avvenuto in questo caso. Bisogna lavorare per fare in modo che non accada più. Bisogna iniziare a lavorare sulla prevenzione. Lo Stato ha gli strumenti e i primi sono i sistemi di controllo. Come fa un un'azienda a considerarsi tale quando assume i lavoratori in nero? Questo ragazzo lavorava in nero insieme alla moglie e ad altri lavoratori. L'azienda in questione aveva tutte le agevolazioni fiscali e portava avanti la sua attività come se nulla fosse. Se non fosse avvenuto questo episodio nessuno avrebbe saputo che questa azienda utilizzava il lavoro nero. L'ispettorato del lavoro, i controlli e lo stato, dove sono? Se si farà una grande riflessione che porterà ad una riforma dei centri dell'ispettorato del lavoro ben venga. Basta istituire i tavoli tecnici e di urgenza che non portano a niente. Sono tutte chiacchiere. Se lo Stato vuole veramente combattere questi fenomeni lo può fare ma dipende dalla volontà politica.

D: Quindi possiamo dire che la legge 199 del 2016 è un passo avanti ma non è un regolamento completo?

R: Sì, la legge 199 è un passo in avanti, perché ha dato alla magistratura e agli organi inquirenti uno strumento per poter fare indagini perché altrimenti ci sarebbe stato solo un vuoto legislativo e normativo. Da una parte c'è una legge incompleta ma dall'altra parte, è disattesa perché se tutti gli articoli fossero applicati avremmo fatto dei passi ancora più significativi. La normativa va attuata interamente e bisogna affiancare questa legge ad altri strumenti, a partire da una riforma del mercato del lavoro che passa da una riforma dell'ispettorato del lavoro e dei centri per l'impiego.

I passi futuri

D: Quale sarà il prossimo passo di NO CAP?

R: Noi continuiamo a lavorare tutti i giorni e li affrontiamo tutti i giorni. Fortunatamente, non si arriva all'estremo come nel caso di cui parliamo in questi giorni. Incontriamo i Satnam tutti i giorni e per questo continuiamo ad operare. residio sul territorio, diffondere consapevolezza ai lavoratori, alle aziende e alla società. Ogni singolo cittadino può contribuire al cambiamento attraverso il consumo consapevole. Questa azienda di Latina vende in tutta Italia. Bisogna pensare se compriamo il prodotto di un'azienda del genere che sapore ha. Per me è un prodotto che ha il sapore della schiavitù, della morte e del sangue dei Satnam. Tutti, nel loro piccolo, possono far parte del cambiamento.

Lo sfruttamento nel territorio nazionale

D: Si può individuare un posto peggiore di altri per lo sfruttamento o possiamo parlare di un fenomeno diffuso in tutto il territorio?

R: Non ci sono livelli, ma un conto è lo sfruttamento dei caporali, un conto è la schiavitù, un conto è non riconoscere il lavoro grigio, non riconoscere il giusto salario, ecc. Per me lo sfruttamento è lo sfruttamento. Viola la legge e lede la dignità. È diffusissimo. Lo è anche il caporalato, in tutto il paese. Qualcuno dirà "sono cose del Mezzogiorno o che vediamo solo nel Centro Sud Italia mentre nel Nord tutto va bene", non è così. È vero che lo sfruttamento assume diverse forme in diverse regioni, ma è sempre la stessa cosa.

D: C'è qualche punto che differenzia Latina - Agro Pontino da altre zone?

R: Ogni zona ha la sua diversità. Latina mostra uno sfruttamento molto selvaggio che porta alla morte. In Calabria esiste uno sfruttamento dove la mafia fa da padrone. È molto più pericoloso. Chi difende i diritti viene ammazzato. Ci ricordiamo il sindacalista Soumaila Sacko che è stato ucciso. Come in Puglia, nel foggiano, è morta la bracciante Paola Clemente. Ogni zona d'Italia, Foggia, Latina, Rosarno, Reggio Calabria... Ognuna ha il suo modo di operare ma sempre violento.

L’attenzione sullo sfruttamento e sul caporalato

D: In questi giorni si parla molto di questo fenomeno ma verrà dimenticato in breve tempo. Cosa ne pensa?

R: Certo che è passato un po' il clamore, fra qualche giorno, fra qualche settimana ci si dimenticherà di tutto. Di Satnam ce ne sono stati anche in passato. È sicuramente un'errore. Distogliere lo sguardo è un regalo ai padroni, a chi sfrutta e al sistema di caporalato legato alla mafia. L'attenzione su questi fenomeni deve essere costante e permanente non soltanto quando succedono casi eclatanti.

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Nazlican Cebeci
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