Le serie tv turche in Italia sono sempre più viste, piacciono tantissimo, perché? Prima di loro, anche quelle sud-americane, quelle coreane, e insieme a loro, le spagnole e le tedesche. E' un mondo che gira all'impazzata di innumerevoli puntate, con intrecci, storie infinite , capaci di incollare lo spettatore sullo schermo di "Terra amara", "La rosa della vendetta" e... "chi ne ha più ne metta"!
Gli italiani non sembrano lamentare la mancanza di produzioni nostrane e, sebbene non smettano di seguire gli intramontabili "Un posto al sole" o "Il paradiso delle signore", per il comparto "made in Italy", non si può negare quanto le soap-opere estere stiano continuando ad interessare il pubblico che non si perde mai una puntata.
Il fenomeno inarrestabile può essere considerato un arricchimento, o uno svilimento del mercato della produzione di soap in Italia? E perché le soap turche sono così viste?
A rispondere a queste e tante altre domande, è intervenuto per Tag24.it Alessio Chiodini, attore noto per il ruolo di Sandro Ferri in "Un Posto al Sole", uno dei personaggi più complessi della serie, interpretato per ben quattro stagioni.
Per lanciare una soap e farla durare a lungo, servono elementi, sostanza, ingredienti segreti. "Un posto al sole" in Italia, è diventata ormai la soap per eccellenza. Lanciata nel 1996, è tra le più longeve in Italia e con 28 stagioni all'attivo.
Alessio Chiodini attribuisce il successo di questo grande prodotto italiano alla capacità di fidelizzare il pubblico grazie a temi rilevanti, personaggi memorabili e si, anche grazie ad una delle città più amate in tutto il mondo dalla cultura pop e non solo: Napoli, l'ambientazione della serie.
Come mai tante soap italiane chiudono o vengono cancellate, mentre si lascia spazio alle soap estere?
"In Italia "Un Posto al Sole" è una realtà consolidata da tanti anni, dal 1996. Resiste perché è riuscita a crearsi un bacino di pubblico fidelizzato, grazie alle tematiche che affronta e ai personaggi che negli anni sono rimasti molto forti nell'immaginario collettivo.
E' come se fosse una squadra di calcio, ha dei veri e propri tifosi che la seguono e che sono innamorati di questo programma, nonostante negli anni alcuni personaggi siano usciti e altri siano rimasti.
L'estero invece attrae anche per gli scenari che sono diversi dai nostri. Le tradizioni molto particolari di queste serie tv turche affascinano il pubblico, che rimane incuriosito da culture e tradizioni che non conoscono.
Se si riesce poi a realizzare storie attraenti per il pubblico, si crea un seguito e, di conseguenza, una moda. Chiodini ricorda ad esempio, un periodo in cui c'è stata quella delle serie coreane:
" Tutti a vedere queste serie perché una "acchiappa l'altra" e rimani ancorato a quel mondo.
Adesso è il periodo delle serie turche, e la gente, se si è innamorata di una specifica serie, vuole continuare a rimanere in quello scenario."
La moda poi si rafforza se si riesce ad indovinare "la storia giusta", ci dice Chiodini:
"Ad esempio, ultimamente mi è capitato di doppiare delle serie turche, una in particolare chiamata "Kübra", che ha avuto un grande successo.
Sono storie che, se scritte bene, arrivano allo spettatore. Se ci metti poi lo scenario della Turchia, una tradizione differente che incuriosisce, il pubblico rimane incollato.
Come "sarebbero dovute essere", allora, le soap italiane che hanno chiuso i battenti? Prodotti con qualcosa di nuovo, che il pubblico non conosce ancora, ci suggerisce l'attore:
"A volte è quello che manca in alcune serie italiane, perché non siamo abituati a vedere certe storie o tematiche e quindi ci stanchiamo. Quando arriva una tematica estera è più interessante perché distante da noi, il pubblico è più facilmente affascinato."
Dal punto di vista delle produzioni, invece, come funziona per chi sceglie di prendere questa via? Il fattore economico è stato descritto come determinante dall'attrice Daniela Fazzolari, che ci ha parlato della chiusura della soap Centovetrine. Chiodini si è detto d'accordo in parte. Chi gioca davvero con le carte in tavola sarebbero gli autori:
"Naturalmente, avviare una produzione in Italia può costare di più. Se sono produzioni estere, gli investimenti non sono nostri, quindi sono loro a spendere. Noi forniamo gli strumenti necessari e, per noi, è una fortuna quando arrivano investitori dall'estero che vogliono girare qui in Italia. Hanno la possibilità di spendere e, di conseguenza, offrono opportunità di lavoro per noi. Gli costa meno utilizzare lavoratori in Italia perché non devono pagare i viaggi. Le produzioni valutano anche questo.
La chiusura o la continuazione di una soap dipende dagli autori e dalla loro capacità di mantenere l'interesse del pubblico. "Un Posto al Sole" ha anche una grande risorsa che è Napoli, perché è tutta incentrata sulla città, che ha un fascino particolare. Per esempio, ho saputo che è una soap molto seguita al nord rispetto al sud.
Al nord risulta più lontano quello che si vede: i luoghi sono diversi. Una persona che vive a Milano o Torino, non vede mai certi luoghi. Una persona di Bari, Lecce o Palermo, invece, che vive già in una città di mare, trova l'ambientazione meno attraente perché simile alla propria.
Ultimamente ha riscosso tanto successo in tv la serie "Viola come il mare", ambientata a Palermo, con l’amatissimo attore turco Can Yaman, che recita nel ruolo dell'ispettore Francesco Demir come co-protagonista di Francesca Chillemi, interprete della giornalista di cronaca nera Viola, pronta a combattere ogni giorno per scoprire i fatti più cupi della città e fare i conti con il suo passato.
Anche se non si può definire proprio "soap", potrebbe essere questa una strada vincente per il ritrovare il successo in Italia? Ovvero unire un attore turco di successo e un'ambientazione tipica del sud Italia, insieme alla trama intrecciata e le ricerche che riguardano la famiglia?
Si tratterebbe di una trovata non poi così nuova, una tendenza che ha sempre attirato l'attenzione del pubblico.
Il successo, il numero di ascolti o questa fame da parte degli spettatori, tuttavia, secondo il nostro Alessio, è bene che non provochi un'esclusione degli italiani che fanno provini per ruoli nelle serie tv:
"Questa non è una grande novità, nel senso che non è la prima volta che prendono attori stranieri e li mettono al centro di un progetto. È già successo in passato. Mi viene in mente, per esempio, Kabir Bedi ( indiano naturalizzato italiano ndr.) che per tanto tempo ha lavorato in Italia ed era comunque una figura che ha avuto la sua storia, perché tutti lo ricordano come Sandokan. Non è una grande innovazione.
Quando una soap ha un suo valore si porta dietro altri prodotti simili. Quindi si, questa può essere, un'idea, però ecco, sempre che non si dimentichino degli attori italiani."
Hanno preso sempre questa strada, ci spiega Chiodini. E consideriamo proprio Yaman presto sarà il "nuovo Sandokan" per la versione della serie targata Rai che ci attende. "Da cosa nasce cosa", si ritorna sempre indietro.
L'attore sottolinea quanto sia stato determinante il contributo delle piattaforme streaming che abbiamo a disposizione in quest'era digitale, per l'incremento del fenomeno "serie tv estere":
"Avendo adesso più piattaforme a disposizione, ci sono anche più canali per distribuire, per diffondere."
Alessio è stato nel cast di " Un Posto al Sole" con un personaggio molto profondo, una storyline lunga e sviluppata, un'avventura di ben quattro anni che ricorda con nostalgia e grande affetto.
Adesso l'attore è molto attivo soprattutto in ambito teatrale, ma non vuole escludere un ritorno a recitare in soap, serie tv e, perché no, anche nel mondo del cinema!
" Sono sempre aperto a tutto. Negli ultimi anni ho lavorato molto a teatro e sono contento del mio lavoro lì, ma sono sempre pronto per tornare a lavorare sul set di una serie televisiva, che sia "Un Posto al Sole" o che sia altro.
Anche il cinema mi attrae molto. Sono posti di lavoro diversi dal teatro, ma sempre parte della mia professione."