Le immagini che lo mostravano mentre timbrava il cartellino in mutande avevano fatto il giro del mondo, erigendolo a simbolo di assenteismo e portandolo all'arresto e al licenziamento: ieri, 22 luglio 2024, Alberto Muraglia si è preso la sua rivincita dopo essere stato assolto da ogni accusa. La Corte di Cassazione ha infatti rigettato il ricorso che il Comune di Sanremo aveva presentato contro la sentenza con cui i giudici di secondo grado gli avevano chiesto di risarcire l'ex lavoratore e di reintegrarlo.
Muraglia, come numerosi altri dipendenti del Comune di Sanremo, era finito nel mirino della Guardia di Finanza, che nel 2015, grazie all'inchiesta "Stachanov", aveva svelato una consolidata prassi di assenteismo. In un video che aveva fatto il giro del mondo veniva immortalato mentre, in mutande e canotta, senza pantaloni, si apprestava a timbrare il cartellino per andare al lavoro.
Accusato di truffa ai danni dello Stato e di infedele timbratura del cartellino, era stato arrestato e licenziato dal Comune. Al termine del processo con rito abbreviato che lo aveva visto imputato insieme ad altre otto persone, i giudici lo avevano proclamato innocente; l'uomo aveva quindi deciso di fare ricorso contro la decisione di licenziarlo. La Corte d'Assise d'Appello gli aveva già dato ragione. Ieri, 22 luglio 2024, i giudici della Cassazione hanno confermato la precedente sentenza, respingendo il ricorso presentato dal Comune.
A differenza di quanto supportato dall'accusa, secondo cui Muraglia - dopo aver timbrato il cartellino - se ne sarebbe tornato a casa a dormire invece di prendere servizio, i suoi legali, gli avvocati Luigi Alberto Zoboli e Alessandro Moroni, sono riusciti a dimostrare che addirittura era solito iniziare a lavorare prima. Era stato nominato, infatti, custode del mercato ortofrutticolo cittadino: tutte le mattine, attorno alle 5.30, si svegliava per aprirne i cancelli e per controllare che gli spazi dedicati ai banchi dei venditori fossero a posto.
In virtù del suo ruolo, aveva la possibilità di dormire a titolo gratuito - insieme alla sua famiglia - in un alloggio all'interno dello stabile del mercato. Alle 6 prendeva servizio come vigile urbano. Nei famosi video sarebbero stati catturati i rari momenti in cui, tra un turno e l'altro, prima di indossare la divisa, l'uomo si sarebbe recato dal suo appartamento verso l'ingresso dello stabile (dove sembra fosse situato anche il suo ufficio) per ottemperare la timbratura.
Muraglia aveva già scelto di non essere reintegrato sul posto di lavoro, dimettendosi. Resta aperta ora una questione: quella dell'ammontare del risarcimento (132 mila euro), che secondo la difesa non avrebbe contemplato alcune voci, come le somme per le ferie non godute, la rivalutazione e gli interessi.
Lo riporta RaiNews, che cita anche le parole rilasciate dall'uomo al Tg1:
Per questa storia ha trascorso agli arresti domiciliari 86 giorni. Giorni che difficilmente dimenticherà, anche se nel frattempo ha provato ad andare avanti, a costruirsi una nuova vita.
ha detto a La Stampa. Il suo caso ricorderà a molti quello dell'ex comandante dei carabinieri di Monopoli Vito Deceglie, assolto dall'accusa di truffa aggravata ai danni dell'amministrazione militare perché "il fatto non sussiste". L'accusa riteneva che, come Muraglia, non avesse rispettato gli orari di servizio.