Il treno si è fermato a Firenze ma ricordando che Julius ha scritto "ventimila leghe sotto i mari" nella città dell'Arno vogliono ripristinare il collegamento sotto il fiume tra la torre della Zecca Vecchia e la torre di San Niccolò. Un percorso molto suggestivo ed emozionante ma chi rimane per ore seduto sul pavimento della stazione di Santa Maria Novella in attesa del treno in ritardo o cancellato si accontenterebbe di una panchina nel grande atrio progettato da Luigi Nervi.
Il parallelo viene spontaneo anche se il progetto di un collegamento sotto il fiume tra le due rive dell'Arno è di competenza dell'amministrazione comunale e il problema delle sale di attesa della stazione cantata da Pupo che andava a prendere il giornale all'alba per sapere di Antognoni deve risolverlo l'azienda Ferrovie dello Stato. Le panchine che erano nell'atrio sono state rimosse ai tempi del covid e le vecchie sale di attesa sono ora occupate da bar, negozi e libreria.
Ai pendolari e ai turisti non resta che arrabbiarsi di fronte all'ennesimo ritardo che fa pensare a Cristo che si è fermato a Eboli di Carlo Levi. I treni sembrano fermarsi a Firenze, anzi pare che non arrivino. La città è "divenuta il centro nevralgico del sistema nazionale dei trasporti su ruote e, con l'avvento della Tav, soprattutto su rotaia. Col risultato poco entusiasmante - scrive il Corriere Fiorentino - di diventare la pietra dello scandalo di una gestione del traffico ferroviario in cui, a giudicare dai periodici disservizi alla rete elettrica, la manutenzione è considerata sempre di più una variabile indipendente rispetto ai risultati economici garantiti dagli algoritmi". Non resta che consolarsi con la traversata sotto il fiume.
Stefano Bisi