All'alba di un anno fa veniva uccisa dall'ex fidanzato Zakaria Atqaoui, da poco condannato a 24 anni di reclusione, nella sua casa di Cologno Monzese, in provincia di Milano, mentre i genitori e il fratello erano in Sardegna per le vacanze: Sofia Castelli, di 20 anni, aveva ancora tutta la vita davanti.
le parole che l'amica Aurora Fiameni ha affidato ai social nel giorno del primo anniversario della sua morte.
La notte in cui la 20enne fu uccisa, Aurora stava dormendo nella stanza accanto: avevano trascorso la serata insieme in un locale, poi erano rincasate, prendendo la decisione di dormire in due letti separati perché avrebbero dovuto svegliarsi a due orari diversi.
Non potevano immaginare che l'ex fidanzato 23enne di Sofia, l'italo-marocchino Zakaria Atqaoui, le stesse aspettando: stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, si intrufolò già nel pomeriggio all'interno dell'abitazione di Cologno Monzese, nascondendosi in un armadio, armato di coltello, con l'intento di far del male all'ex, con cui avrebbe voluto tornare.
Nel corso della notte, quando la giovane aveva ormai preso sonno, uscì e, nel buio, impedendole di difendersi, la colpì a morte. Successivamente uscì dall'abitazione, vagò in strada e, con i vestiti ancora sporchi di sangue, si recò in caserma per denunciare l'accaduto.
Aurora si rese conto di ciò che era successo solo quando i militari, ascoltata la versione dei fatti del giovane, si recarono sul luogo per verificare che avesse raccontato la verità. Le citoforano; lei, assonnata, aprì il portone di casa e insieme a loro scoprì il corpo senza vita di Sofia.
I genitori e il fratello minore non c'erano: da qualche giorno erano partiti per le vacanze. Sofia avrebbe dovuti raggiungerli a breve in Sardegna. Non potè. Furono loro a tornare a casa, dovendo accettare - allo stesso tempo - sia la notizia della sua morte che quella dell'arresto dell'ex, che avevano sempre trattato come un figlio.
Sembra addirittura che, durante la pandemia, Atqaoui, rimasto solo, fosse stato ospitato dalla famiglia. Poi, con il passare del tempo, si sarebbe fatto sempre più ossessivo nei confronti della giovane. Così lei lo avrebbe lasciato.
Al termine del processo a suo carico i giudici della Corte d'Assise del tribunale di Monza lo hanno condannato a 24 anni di reclusione. L'accusa aveva chiesto una pena maggiore, l'ergastolo, contestandogli, oltre all'aggravante della premeditazione, anche quelle dei futili motivi e del mezzo insidioso.
Dalle ricostruzioni è emerso che tese l'agguato mortale all'ex perché convinto di sorprenderla, al suo ritorno, insieme ad un altro ragazzo. A un amico, non a caso, avrebbe inviato il seguente messaggio: "Giuro che me la paga".
ha scritto ancora Aurora su Instagram, rivolgendosi all'amica. In tanti, come lei, ci hanno tenuto a dedicarle un pensiero.