L'effetto Elly Schlein è rimbalzato sul voto alle Europee, con quel 24% andato oltre le aspettative, ed è ricaduto nel bilancio del partito: il Nazareno parla di "record storico" sul 2 per mille. Nel 2024, finora i contribuenti che hanno destinato la loro quota al Pd sono 495 mila, quasi 76 mila in più rispetto al 31 luglio 2023. In cassa sono arrivati oltre 7 milioni e mezzo di euro, cioè più di un milione e 700 mila euro rispetto all'anno scorso. I dati, diffusi dai dem, si riferiscono alla raccolta a fine luglio. Le ultime rilevazioni ufficiali rese note dal Ministero, e che riguardano tutte le forze politiche, risalgono invece a gennaio scorso, quando il Pd è risultato in testa alle preferenze nelle dichiarazioni dei redditi. Malgrado possa contare sul più consistente contributo in arrivo dai simpatizzanti, il tesoriere dem Michele Fina ha rimarcato le difficoltà dello scenario e la necessità di aprire una riflessione sul ritorno al finanziamento pubblico ai partiti. "Credo sia ora di avviare una discussione su una legge sui partiti che definisca la loro organizzazione in modo assolutamente trasparente e certo - ha detto - Un passo fondamentale prima di poter discutere in maniera esaustiva di finanziamento pubblico dei partiti. Tema certo fondamentale per la tenuta dello stesso sistema democratico". La questione torna a galla con una certa frequenza e si impone con più forza sulla scia di inchieste come quella che ha coinvolto l'ex governatore della Liguria Giovanni Toti, con indagini che scavano sulle potenziali storture nei rapporti fra politica e grandi finanziatori privati. Nel centrodestra è abbastanza condivisa l'opinione che si debba tornare a parlare di come lo Stato possa o debba contribuire economicamente ai partiti.
"La politica ha un costo - ha avuto modo di sottolineare il vicepremier e leader di Fi Antionio Tajani - e i partiti, come dice la Costituzione, sono lo strumento di collegamento tra i cittadini e le istituzioni". Nel centrosinistra, invece, le opinioni non sono convergenti: se il Pd è favorevole a una riapertura del dibattito, il M5s dice "no" al finanziamento pubblico.