20 Aug, 2024 - 10:36

Chi erano Diana Olivetti e Tamara Gobbo? Il 20 agosto di 27 anni fa furono uccise dal macedone Alivebi Hasani sul Morrone, in Abruzzo

Chi erano Diana Olivetti e Tamara Gobbo? Il 20 agosto di 27 anni fa furono uccise dal macedone Alivebi Hasani sul Morrone, in Abruzzo

Avevano entrambe 23 anni quando, il 20 agosto del 1997, furono uccise dal pastore macedone Alivebi Hasani, detto "Alì", sul monte Morrone, in Abruzzo: ecco chi erano Diana Olivetti e Tamara Gobbo e la ricostruzione della loro storia, che ha ispirato il libro "L'età fragile" di Donatella Di Pietrantonio, vincitore del Premio Strega Giovani 2024.

Chi erano Diana Olivetti e Tamara Gobbo, uccise sul Morrone, in Abruzzo, il 20 agosto di 27 anni fa

Era il 20 agosto del 1997. Le sorelle Diana e Silvia Olivetti e l'amica Tamara Gobbo, residenti nel Padovano, si trovavano in Abruzzo per le vacanze quando, in mattinata, decisero di incamminarsi nel cuore della Maiella per un'escursione sul monte Morrone.

A circa due ore dall'inizio del sentiero, arrivate nei pressi di Mandra Castrata, incontrarono un uomo e, avendo dei dubbi su come proseguire, gli chiesero informazioni. Quell'uomo era Alivebi Hasani, un pastore di origine macedone. Dopo avergli fatto cenno di proseguire, le raggiunse e sparò prima a Silvia, poi a Tamara.

Convinto di averle uccise, rincorse Diana, che era riuscita ad allontanarsi, la violentò e poi le tolse la vita. Non sapeva che la sorella, sopravvissuta all'agguato, era riuscita a raggiungere, con fatica, un centro abitato, chiedendo aiuto. La sera stessa fu fermato nei pressi di uno stazzo in cui era solito dormire a Capoposto.

Con sé aveva tre pistole, ne mancava all'appello una quarta: quella del delitto. Agli inquirenti disse che appartenevano al suo "padrone", Mario Iacobucci, che in effetti amise di avergliele fornite, ignaro dell'utilizzo che ne avrebbe fatto. Messo alle strette, 24 ore dopo, il macedone confessò: disse di essere stato lui ad aggredire le giovani, negando però lo stupro.

Finì a processo e due anni dopo, nel 1999, fu condannato all'ergastolo per i reati di omicidio volontario plurimo pluriaggravato, tentato omicidio, violenza sessuale, porto e detenzione abusivi d'armi. Nel tempo avrebbe ritrattato, sostenendo di essere stato costretto "con minacce di morte" ad assumersi la responsabilità dei fatti.

La tradizionale passeggiata in memoria delle giovani

Dal 2016 l'uomo sta scontando la pena che i giudici italiani gli hanno inflitto nel suo Paese d'origine. C'è chi ritiene che le indagini che l'hanno coinvolto, però, non siano state fatte nel modo giusto. Donatella Di Pietrantonio ne ha parlato - ispirandosi liberamente alla vicenda - nel suo libro "L'età fragile", che ha vinto il Premio Strega Giovani 2024.

Libro in cui si accenna, ovviamente, anche alle vittime. Per ricordarle, da tanti anni, ogni 20 di agosto, in Abruzzo viene organizzata una passeggiata dalla valle verso il luogo del delitto, dove è stata apposta anche una targa commemorativa.

Le similitudini con il massacro del Circeo

Quanto accaduto sul monte Morrone sconvolse l'opinione pubblica del tempo. Molti cronisti, parlandone, accennarono anche al massacro del Circeo, avvenuto 22 anni prima. Tra i due casi, in effetti, ci sono delle similitudini.

Diana, Silvia e Tamara furono attirate in una trappola dal pastore, che poi le uccise (e violentò una di loro). La stessa cosa accadde a Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, di 17 e 19 anni, portate con l'inganno in una villa di proprietà di Andrea Ghira, che poi insieme agli amici Gianni Guido e Angelo Izzo le stuprò e torturò con lo scopo di togliere loro la vita.

Donatella, nonostante le sevizie subite, sopravvisse, testimoniando contro di loro. Nel 2005, all'età di 45 anni, è morta a Roma a causa di un tumore al seno. Dal 2020 la sua casa è diventata un centro anti-violenza e di rifugio per donne in difficoltà.

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Sara D'Aversa
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