Si è dimesso il ministro Sangiuliano, travolto dalle ulteriori e pesanti dichiarazioni rilasciate oggi su La Stampa da Maria Rosaria Boccia, ex consulente - seppur senza contratto - con cui il ministro ha mantenuto una relazione sentimentale negli scorsi mesi, peraltro nell'ambito delle varie missioni istituzionali necessarie all'organizzazione del G7 della Cultura, al via tra meno di due settimane in Campania.
A poco è servita - anzi a niente - l'intervista rilasciata al Tg1 con cui il ministro si è cosparso il capo di ceneri, inquadrando in una vicenda personale e non politica l'errore compiuto. L'interpretazione - che sembra essere smentita dalle dichiarazioni della stessa Boccia e comunque rimane tutta da verificare - non ha infatti convinto le opposizioni, compatte nel chiedere che Sangiuliano riferisca in Parlamento - e si dimetta.
Ma non solo: alla fine, a non essere convinta, non è stata neanche la a stessa premier Meloni, presto persuasa della necessità del passo indietro del titolare del dicastero della Cultura.
La redazione di Tag24 aveva commentato gli ultimi sviluppi del caso Sangiuliano con Antonio Caso, deputato e capogruppo M5S in commissione Cultura alla Camera, prima delle dimissioni del ministro, analizzando in questa intervista esclusiva gli aspetti più controversi legati alla vicenda e l'opportunità di un passo indietro dello stesso Sangiuliano.
Onorevole Caso, qual è il suo giudizio sulla vicenda Sangiuliano? Quali aspetti, tra quelli a oggi emersi, ritiene più gravi?
«La vicenda Sangiuliano è estremamente grave e non si può derubricare a una questione privata né tantomeno di gossip. Parliamo di un ministro della Repubblica che ricopre un ruolo fondamentale e gli aspetti emersi finora sollevano serie questioni etiche di opportunità politica.
Al di là della possibile sussistenza di peculato e di rivelazione di informazioni sensibili, che vanno verificate, già possiamo dire che la disciplina e l’onore richieste dalla nostra Costituzione sono state bistrattate ampiamente.
Il ministro, a nostro avviso, avrebbe dovuto già rassegnare le dimissioni da tempo, dopo le numerose gaffe e il caso Sgarbi. E, me lo lasci dire, troviamo inaccettabile come, invece di venire subito in Parlamento a spiegare cosa stesse accadendo, abbia preferito utilizzare a suo uso e consumo la Rai facendosi intervistare dal direttore di Rai1».
Come lei ha ricordato, il ministro Sangiuliano ha derubricato la vicenda a fatto privato, seppur inconveniente e imbarazzante. Come si coniuga questa difesa alla luce delle ulteriori dichiarazioni rilasciate oggi a La Stampa da Maria Rosaria Boccia?
«Un fatto privato?È una lettura inaccettabile che abbiamo contestato fin dal primo momento. Le dichiarazioni di Maria Rosaria Boccia, che gettano ombre ancora più inquietanti sulla posizione del ministro, confermano che non si tratta di un semplice inconveniente. Di fronte a fatti di questa gravità, parlare di imbarazzo è, mi permetta, davvero riduttivo.
Sia chiaro, il Ministro, nella sua vita privata, è libero di avere tutti i rapporti sentimentali che vuole. Il problema sorge quando questi interferiscono pesantemente, così come sta accadendo, nel ruolo istituzionale che ricopre».
Boccia sostiene che il ministro Sangiuliano sia sotto ricatto. Cosa pensa di queste affermazioni?
«Se quanto affermato da Maria Rosaria Boccia fosse vero, saremmo di fronte a una situazione ancora più preoccupante. Un ministro ricattabile è un rischio enorme, per questo insisto nel dire che Sangiuliano sarebbe dovuto immediatamente venire a riferire in Parlamento, così come abbiamo subito richiesto, presentare poi le dimissioni e il Presidente Meloni accettarle.
Cosa che la Premier si è guardata bene dal fare subito probabilmente per paura che, saltato un Ministro, sarebbero poi caduti anche tutti gli altri impresentabili al Governo e si sarebbe dovuti procedere, nella migliore delle ipotesi, a un rimpasto».
Oltre al ministro Sangiuliano, anche la presidente Meloni dovrebbe riferire in Parlamento? Come giudica la postura della premier in questa vicenda?
«Assolutamente sì, la presidente Meloni deve riferire in Parlamento e chiarire la posizione del suo governo rispetto a questa assurda vicenda. La Premier ha responsabilità enormi perché è stata lei a costringere gli italiani a dover essere rappresentati da personaggi come Sangiuliano, Sgarbi, Santanché, Delmastro».
Ritiene che questa vicenda sia lesiva dell’immagine del Paese, a meno di due settimane dall’inizio del G7 della Cultura?
«In un momento in cui il nostro Paese dovrebbe mostrarsi all’altezza delle sfide internazionali, ci troviamo invece invischiati in una soap opera di serie B. La presenza di un ministro al centro di accuse di questo tipo getta un’ombra su tutto il governo e purtroppo su tutto il nostro Paese. Per questo troviamo imprescindibile che la premier Meloni venga subito in Parlamento a spiegare cosa stia realmente accadendo.
Una cosa è certa: la millenaria cultura italiana, studiata e amata in tutto il mondo, non può essere rappresentata da personaggi del genere che sembrano usciti da una barzelletta».