Il 16 settembre 2024 è il giorno in cui ricade il secondo anniversario dalla morte di Mahsa Amini, la ragazza di origine curda, assassinata nel 2022 a Teheran, per mano della polizia morale. La 22enne è stata uccisa per via delle leggi sul velo in vigore in Iran, promulgate agli albori della Repubblica Islamica. Mahsa è diventata un simbolo di libertà e di lotta contro l'oppressione del regime iraniano. Dopo la sua morte, in tutto il paese si è diffusa un'ondata di proteste da parte della popolazione, dando vita ad una vera e propria rivoluzione.
La conseguenza inevitabile è stata una stretta sempre più forte da parte del regime, che ha represso le rivolte nel sangue e che non ha perso tempo a sbattere in cella i ribelli. Nessuna distinzione tra uomini e donne, in Iran chi lotta per la libertà e contro la dittatura dell'ayatollah è destinato alla medesima sorte: morte o prigione.
Tag24 ha ricordato l'anniversario della morte di Mahsa Amini e approfondito l'attuale situazione in cui si trovano le donne in Iran con l’attivista Shahed Sholeh, portavoce dell’Associazione Donne democratiche Iraniane in Italia (ADDI) e sostenitrice della Resistenza Iraniana.
Il 16 settembre 2022 Teheran è stata teatro di morte. La morte di Mahsa Amini, la giovane donna curda uccisa dalla polizia morale. Nella ricorrenza del secondo anniversario dalla tragedia, ricordiamo la sua storia. La premessa da tenere presente è che in Iran, dall'anno di costituzione della Repubblica Islamica (1979), per ogni donna - a prescindere dal suo credo - è obbligatorio portare il velo.
Chi non rispetta correttamente le norme si trova a dover fare i conti con le autorità. Ed proprio quello che è successo a Mahsa, finita sotto la custodia della polizia morale perché non avrebbe indossato correttamente il velo. Le circostanze in cui la ragazza è morta, restano tutt'ora un mistero.
Secondo la versione ufficiale rilasciata dalla polizia iraniana, Mahsa sarebbe morta per via di alcune complicazioni insorte dopo un intervento chirurgico a cui era stata sottosta quando era bambina. Una versione che non torna agli attivisti, ai ribelli e alle associazioni umanitarie che si occupano della tutela dei diritti umani in Iran. Per loro, la giovane sarebbe una vittima del regime, che ha usato la forza della polizia morale per stroncare per sempre la vita della ragazza.
Mahsa era già un simbolo di rivolta, la sua voce si era già unita al coro di proteste del popolo. Gli agenti l'avrebbero picchiata mentre era sotto la loro custodia: i colpi in testa e agli organi vitali avrebbero ucciso la 22enne. Iran Human Rights, la Ong con sede in Norvegia, ha riportato con dati ufficiali che, solo negli ultimi due anni, sono oltre cinquecento i manifestanti uccisi nelle proteste.
Qual è la situazione per le donne in Iran oggi dopo la morte di Mahsa Amini e in seguito alle rivolte che ci sono state dopo il suo assassinio? L’attivista Shahed Soleh ha ricordato che la rivoluzione nazionale agli occhi dell'Occidente è passata come un momento di cambiamento del regime ma che:
"Bisogna continuare a boicottare la dittatura dell'ayatollah, perché ancora troppi paesi gli strizzano l'occhio. Soprattutto dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica - in seguito alla morte di Ebrahim Raisi (ndr.) - il popolo ha continuato a ribellarsi perché questa scelta non è stata assolutamente democratica".
Dopo l'elezione dell'attuale presidente dello Stato, Masoud Pezeshkian, Shahed Soleh ha continuato:
"La situazione è peggiorata, le repressioni contro il popolo sono aumentate. Parliamo di 166 esecuzioni solo da agosto, da quando lui è arrivato al potere. Gli ultimi quattro giorni sono stati fatti circa 18 prigionieri. Il regime aumenta la sua ferocia perché ha paura del popolo iraniano. Teme una reazione a livello nazionale.
La condizione in cui si trovano le donne in Iran purtroppo ad oggi non è migliorata, ma continuano a lottare, ad essere in prima linea nelle rivolte contro il regime. Lo slogan 'Donna, vita, libertà' che ha fatto il giro del mondo dopo la morte di Mahsa Amini, oggi è diventato 'Donna, resistenza, libertà', perché in Iran il popolo ha capito che o resiste o muore. L'unica speranza contro un regime così criminale è lottare, e purtroppo non si può fare in modo pacifico".
Shahed Soleh ha raccontato a Tag24 che la Presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana ha annunciato una campagna contro la pena di morte, rivolta a tutti i prigionieri, sia uomini che donne. In tutta Europa ci sono state sia associazioni che personalità politiche che hanno sostenuto l'iniziativa. In Italia ad esempio c'è l'ONG "Nessuno tocchi Caino", che sosterrà la campagna facendo una sciopero della fame nella giornata di martedì 16 settembre 2024.