È guerra aperta sulla questione immigrazione e i fronti di scontro sono molteplici per la maggioranza. Dopo la decisione del Tribunale di Roma di rimandare in Italia i 12 migranti trasferiti in Albania, la presiedente Meloni ha attaccato i giudici con parole che Maurizio Landini della Cgil oggi, 19 ottobre 2024, stigmatizza duramente, definendole un attacco alla Costituzione.
Il segretario della Cgil, in piazza a Roma per la manifestazione in difesa dei salari e della sanità e contro la precarietà, non usa giri di parole e, come suo solito, è molto chiaro nel suo affondo contro la premier e la misura dell'esecutivo. Una posizione condivisa dal Partito democratico, che critica il 'modello Albania' e invita l'esecutivo a "chiedere scusa" per aver messo in piedi un'iniziativa politica fragile giuridicamente e inutilmente dispendiosa dal punto di vista economico.
Accuse che il governo rispedisce al mittente, con il ministro della Giustizia Nordio che si unisce all'attacco frontale contro la magistratura, dopo quello di Meloni di ieri, aprendo quello che ormai si configura come un vero e proprio scontro tra poteri dello Stato.
Un caos dal quale l'unica via di uscita sembra essere quella dello scontro e della polemica politica e ideologica che, però, potrebbe trasformarsi in una voragine che rischia di inghiottire i fondamenti stessi della nostra democrazia.
Lo sfogo social di ieri della presidente del Consiglio contro i magistrati del Tribunale di Roma che hanno ordinato il ritorno dei migranti spediti dal governo negli hot spot albanesi aveva, infatti, toni gravi, che vanno a inasprire rapporti già tesi tra esecutivo e potere giudiziario.
Toni e frasi che non vanno giù al segretario generale della Cgil che, come d'abitudine, risponde 'per le rime' a Giorgia Meloni. Raggiunto dai cronisti, tra cui l'inviato di TAG24 Michele Lilla, a margine della manifestazione indetta a Roma dai lavoratori del pubblico impiego, Landini di certo non le manda a dire alla premier.
? "Salari, salute, diritti, occupazione", 19 ottobre manifestazione nazionale @FpCgilNazionale, Uil Fpl, Uil Pa a Roma.
— CGIL Nazionale (@cgilnazionale) October 18, 2024
Corteo ore 9.30 da piazza Barberini a piazza del Popolo. Conclude Maurizio Landini
Info: https://t.co/9U4NnbJpuZ pic.twitter.com/SR1vN5ONFK
Anzitutto, contestando apertamente il 'modello Albania', definito in primo luogo "un errore economico" e poi, addirittura, "una follia" per l'approccio del tutto sbagliato alla questione immigrazione:
Ancora più duro, però, è l'intervento del leader della Cgil sull'attacco della premier ai giudici, al quale somma quello del vicepremier Matteo Salvini e dei suoi fedeli andato in scena a Palermo durante l'udienza di ieri sul caso Open arms che lo vede imputato per sequestro di persona. Landini li accusa di voler "mettere in discussione i principi e i valori della nostra Costituzione" attraverso attacchi "di una gravità assoluta".
Dalla piazza, il segretario annuncia battaglia, su questo come su altri fronti, dall'autonomia differenziata, con il referendum abrogativo, alla legge di bilancio che il sindacalista definisce "balorda", fino al decreto sicurezza.
Battaglie nelle quali la Cgil vedrà al suo fianco i partiti di opposizione, a partire dal Partito democratico. Proprio Antonio Misiani del Pd si unisce alle critiche contro gli hot spot albanesi, disapprovando su X (ex Twitter) la linea del governo sul piano giuridico ed economico.
Il responsabile Economia dem parla di "operazione fragilissima dal punto di vista giuridico" e sostiene, infatti, che gli 800 milioni spesi per finanziare il progetto siano stati, di fatto, buttati via. Un fallimento di fronte al quale, conclude, l'esecutivo dovrebbe chiedere scusa anziché gridare al complotto.
Che il modello #Albania fosse un’operazione fragilissima dal punto di vista giuridico lo sapevano anche i sassi. Il governo #Meloni è andato avanti lo stesso, schiantandosi e buttando via 800 milioni dei contribuenti. Dovrebbero chiedere scusa. Cercano di cavarsela gridando al…
— Antonio Misiani (@antoniomisiani) October 19, 2024
La linea perseguita dal governo va, però, in una direzione ben precisa, che non appare di certo essere quella della resa. Tracciata dalla stessa presidente del Consiglio nel suo messaggio di ieri, viene rilanciata oggi con ancor più vigore dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Da Palermo, il Guardasigilli parla, infatti, di una magistratura che, con la decisione del Tribunale di Roma, "esonda dai suoi poteri" e sulla quale "deve intervenire la politica" per apportare correzioni.
Per Nordio, infatti, l'autonomia della magistratura rispetto alla volontà popolare non le permette di intervenire su "prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente della politica" che, invece, è soggetta proprio al giudizio del popolo.
Parole che non solo avvelenano un clima politico già teso ma che rischiano di aprire una crepa irreversibile nei fondamenti democratici della divisione di poteri.