Diventano sempre più gravi le ricadute del caos immigrazione. Nel braccio di ferro tra governo e opposizione sui migranti mandati in Albania e poi subito rispediti in Italia a seguito di una sentenza del Tribunale di Roma, si inseriscono le parole pesantissime pronunciate oggi, 19 ottobre 2024, dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il Guardasigilli accusa la magistratura di aver travalicato le proprie prerogative, annunciando correttivi legislativi da parte della politica. Per Nordio, infatti, non spetta ai giudici stabilire se un Paese sia sicuro o meno, motivo per cui i 12 profughi provenienti da Egitto e Bangladesh (nazioni giudicate, appunto, non sicure) sono stati rimandati in Italia.
Frasi che suonano come ingerenze, se non veri e propri attacchi, per gli esponenti dei partiti di opposizione, che chiedono a gran voce le dimissioni del ministro, ennesimo emblema di una concezione 'padronale' delle istituzioni da parte del governo Meloni.
"Quando la magistratura esonda dai suoi poteri, deve intervenire la politica".
Queste sono alcune delle parole pronunciate da Palermo dal ministro della Giustizia in riferimento alla sentenza del Tribunale di Roma. Come se queste non fossero sufficienti, Nordio rincara la dose, sostenendo che si tratta di una sentenza "che non solo non condividiamo ma che riteniamo addirittura abnorme", annunciando l'intenzione di intervenire "con provvedimenti legislativi".
Un attacco frontale ai magistrati, nonostante le smentite del diretto interessato, che scaturisce dalla decisione della 18esima sezione del tribunale civile di Roma di non convalidare il decreto di trattenimento dei 12 migranti giunti nei Cpr albanesi. Il motivo? Una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 4 ottobre 2024 che stabilisce che possano approdare in Albania solo migranti provenienti da "Paesi sicuri" in cui, cioè, siano rispettati i diritti dei cittadini e della democrazia. E Bangladesh ed Egitto, i Paesi da cui provenivano i 12 migranti, non appartengono a tale categoria.
Frasi pesanti che si inseriscono nella linea politica dettata ieri dallo sfogo della presidente del Consiglio Meloni e del suo partito Fratelli d'Italia, orientata all'attacco contro i "magistrati politicizzati".
Dopo la dura reazione di Maurizio Landini, che oggi si è scagliato contro le parole della premier, arrivano adesso quelle altrettanto infuocate di alcuni esponenti dell'opposizione.
Pier Luigi Bersani del Partito democratico è tra i primi a ravvisare un rischio per la tenuta democratica del Paese a causa del comportamento dell'esecutivo nei confronti dei magistrati.
Intervistato da Agorà Weekend, su Rai 3, l'ex segretario dem usa, dapprima, l'ironia chiedendo se il governo sappia leggere i propri decreti interministeriali che "parlano di Egitto e Bangladesh come parzialmente insicuri" e la sentenza della Corte di Giustizia europea "dove il termine parzialmente non esiste, ma esiste insicuro".
Poi, però, mette da parte l'ironia e avverte sul preoccupante rischio di "scagliare l'opinione pubblica contro un potere dello Stato, un potere autonomo, costituzionale":
Toni analoghi caratterizzano il post pubblicato sui social dalla sua collega di partito Laura Boldrini, la quale definisce "scomposto" l'attacco alla magistratura proveniente da "alte cariche dello Stato", emblema della loro "arroganza e disprezzo delle regole".
L'attacco scomposto e inqualificabile della presidente del Consiglio Meloni e dei ministri Salvini e Nordio alla magistratura rivela tutta l'arroganza e il disprezzo delle regole di questo governo.
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) October 19, 2024
Hanno vinto le elezioni e pensano che questo li autorizzi a fare tutto quello… pic.twitter.com/g6gMWi6AbB
Ancora più netta, se possibile, la presa di posizione del Movimento 5 Stelle che, attraverso i propri rappresentanti nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato, chiede le dimissioni di Nordio.
In una nota, i parlamentari Cinquestelle definiscono il comportamento del Guardasigilli "una vergogna per tutta Italia" che denota una "incompatibilità con il funzionamento delle nostre istituzioni" e per la quale dovrebbe lasciare il proprio ruolo.
Anche loro, come Bersani e Boldrini, ravvedono nelle esternazioni di Nordio i sintomi di una "deriva autoritaria del governo" e lo spettro di una guerra tra poteri dello Stato ormai nemmeno mascherata, con l'intenzione manifesta di voler togliere ai giudici la loro indipendenza e "reclamare la supremazia della politica sul potere giudiziario".
E di "guerra tra esecutivo e magistratura" parla anche Peppe De Cristofaro, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, che reputa "gravissimo" l'attacco di Nordio all'indipendenza della magistratura, gesto che lo rende "inadeguato" a guidare il dicastero della Giustizia e in virtù del quale dovrebbe dimettersi.